«Grazioso
signore, la tristezza non è fatta per le bestie, ma per gli uomini;
solo quando gli uomini le van dietro oltre ogni misura diventano
bestie»
(M. Cervantes,
Don Chisciotte, vol. II).
«…dalle rare e vive emozioni delle
nostre anime le pazzie più straordinarie e più sconcertanti; non c’è
che un mezzo giro di bischero per passare dall’una all’altra. Nelle
azioni degli uomini insensati noi vediamo quanto propriamente la
follia si conformi con le più gagliarde opere della nostra anima. Chi
sa quanto sia impercettibile la vicinanza fra la follia e le sublimi
elevazioni di uno spirito libero e le manifestazioni di una virtù
somma e straordinaria? Platone considera i melanconici più disposti ed
eccellenti nella scienza eppure non ci sono altri che abbiano tanta
tendenza alla follia. Infiniti spiriti sono travolti dalla loro
propria forza e pieghevolezza. Che cosa non ha avuto or ora, per la
sua propria vivacità, uno dei più saldi ingegnosi e più conformi allo
spirito dell’antica e pura poesia, che vi sia stato da lungo tempo fra
i Poeti italiani? Non lo deve egli a quella sua vivacità assassina?
Chi l’ha accecato da quella lucidità? da quella precisa ed acuta
intelligenza della sua ragione chi l’ha ridotto senza ragione? dalla
curiosa e laboriosa indagine delle scienze chi l’ha condotto alla
follia? da quella rara attitudine agli esercizi dell’anima chi l’ha
ridotto senza esercizi e senza anima? Io ebbi anche più rispetto e
compassione al vederlo a Ferrara in uno stato così pietoso,
sopravvivendo a se stesso, senza conoscenza di sé e delle sue opere,
le quali, senza il suo intervento, e tuttavia sotto i suoi occhi, sono
state pubblicate non corrette e informi.»
(M. de Montaigne, Apologia di
Raimondo Sebond in Saggi, vol. II, Milano 1986)