AMLETO - Ma io
dentro ho qualcosa che non si può mostrare, e questi, del dolore, sono
gli orpelli, le gabbane.
(Atto I, sc. 2)
«Si dice di Dio:
“Nessun nome può nominarti”. Ciò vale anche per me: nessun concetto mi
esprime, niente di quanto viene indicato come mia essenza mi
esaurisce: sono solo nomi (…). Se io fondo la mia causa su di me,
l’unico, essa poggia sull’effimero, mortale creatore di sé che a se
stesso consuma, e io posso dire: ho fondato la mia causa su nulla.»
(M. Stirner,
L’unico)
«…e non esiste
altro che ciò che non esiste.»
(and nothing is / But what is not)»
(Macbeth,
Atto I, sc. 3)
«Ma il principio polemico della
«soggettività che è verità», applicato alla letteratura, sposta una
volta per tutte l’attenzione sugli approcci invece che sugli oggetti,
sui viaggi invece che sulle mete, sulle quinte invece che sugli
oggetti, sui viaggi invece che sulle mete, sulle quinte invece che sui
palcoscenici, sulle voci invece che sui temi, sui punti di vista
invece che sulle vedute. Apertamente antiaristotelica, si interessa
appassionatamente alla potenza e pochissimo all’atto. Considera la
realtà dal solo punto di vista degli accidenti; dubita che esistano
sostanze, cause, e perfino regolarità riconoscibili. Personale fino
all’arbitrio, privilegia le intenzioni, i movimenti, i gesti:
possibilmente gratuiti.»
(L. Koch, Introduzione a
S. Kierkegaard, Stadi sul cammino della vita, Milano 2006)