"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

17. Ma io...

...

 

 


 

AMLETO - Ma io dentro ho qualcosa che non si può mostrare…

(Atto I, sc. 2)

 

AMLETO - Chi è costui la cui pena

Reca tale enfasi, le cui espressioni di dolore

Incantano i pianeti vaganti e li fanno fermare

Ad ascoltare feriti dallo stupore? Eccomi, sono io,

Amleto il danese.

(Atto Quinto, sc. 1)

  

«Ma io…»

(Riccardo III, Atto I, sc. 1, v. 14)

  

 

«L’io rappresentatore-creatore veduto nella sua saldezza, e nella fissità centrica che è propria di quel cavicchio ch’egli è, circonfuso d’un tempo stolido e inerte, a versar luce nella tenebra come riflettore nelle paure della notte, è idolo tarmato, per me. Codesto bambolotto della credulità tolemaica, in ogni modo non ha nulla di comune con la sua identità di ferito, di smarrito, di povero, di «dissociato noètico». D’intorno a me, d’intorno a noi, il mareggiare degli eventi mortiferi, il dolore, il lento strazio degli anni. Il concetto di volere si abolisce, nel lento impossibile. L’oceano della stupidità.

Né raggiungerei, penso, alcuna autenticità di scrittura, ove mi buttassi con artificio meditato, o come un fannullone briaco sulla lampada, alla riva opposta, alla opposta condizione: che è quella d’un io vagotonico, oppure soccombente per partito preso cioè deliberata poetica a una storia bugiarda. Rotonde speranze, temibili vociferazioni dei veggenti. Lo scrittore si intona, si schiarisce l’ugola. Si tratta, bene spesso, di vocalizzi d’apertura: certa bravura di laringe: emettendo certi suoni molto attesi, te ne viene plauso e corona.»

 

(C. E. Gadda, I viaggi la morte)


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