"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

15. Scrivere, scordare, fare

 

 

 

 


 

 

«Amleto lascia la finestra e, fermo davanti ad un tavolo, si mette a sfogliare due esili quaderni.

«Ed intanto, ecco qua! In origine la mia idea era di procrastinarmi l’orrendo, orrendissimo evento; e ciò per esaltarmi nella pietà filiale, per rappresentarmi la cosa in tutta la irrecusabilità del verbo artistico e strappare l’ultimo grido al sangue di mio padre; e poi per riscaldarmi il piatto della vendetta. Invece (ω Пθος τού είναι), ecco che ci provai gusto! Poco a poco scordai che si trattava di mio padre assassinato, derubato cioè di quel tanto che gli restava da vivere in questo preziosissimo mondo (pover’uomo, oh pover’uomo!), scordai che si trattava di mia madre prostituita (e tal visione mi bruttò la Donna e mi spinse a far morire di vergogna e di deterioramento la celeste mia Ofelia!); e che si trattava poi del mio trono! E così me ne andavo a braccetto con le finzioni di un bel tema! che, per la verità, si tratta d’un bel tema…Rifeci tutto in versi giambici, intercalai profane digressioni…»

 

 

«Ecco il manoscritto, William, ve lo affido, non perdetemelo; senza scherzi, ci tengo» .

 

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)


  torna a 

 

        torna su