«Amleto
lascia la finestra e, fermo davanti ad un tavolo, si mette a sfogliare
due esili quaderni.
«Ed intanto, ecco qua! In origine
la mia idea era di procrastinarmi l’orrendo, orrendissimo evento; e
ciò per esaltarmi nella pietà filiale, per rappresentarmi la cosa in
tutta la irrecusabilità del verbo artistico e strappare l’ultimo grido
al sangue di mio padre; e poi per riscaldarmi il piatto della
vendetta. Invece (ω Пθος
τού είναι), ecco che ci
provai gusto! Poco a poco scordai che si trattava di mio padre
assassinato, derubato cioè di quel tanto che gli restava da vivere in
questo preziosissimo mondo (pover’uomo, oh pover’uomo!), scordai che
si trattava di mia madre prostituita (e tal visione mi bruttò la Donna
e mi spinse a far morire di vergogna e di deterioramento la celeste
mia Ofelia!); e che si trattava poi del mio trono! E così me ne andavo
a braccetto con le finzioni di un bel tema! che, per la verità, si
tratta d’un bel tema…Rifeci tutto in versi giambici, intercalai
profane digressioni…»
«Ecco il manoscritto, William, ve lo
affido, non perdetemelo; senza scherzi, ci tengo» .
(Jules Laforgue, Amleto,
ovvero Le conseguenze della pietà filiale)