"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

14. Rumori irrefrenabili e sarcastici

 

 

 


 

Entrano Amleto, Orazio e Marcello.

AMLETO - L'aria ha i denti aguzzi, il freddo è forte.

ORAZIO - Sì, azzanna e taglia.

AMLETO - Che ora è?

ORAZIO - Quasi mezzanotte, credo.

MARCELLO - No, è già suonata.

(Atto I, sc. 4)

«RUMORI. I passi delle persone che entrano saranno amplificati, avranno una loro eco.

Il vento di fuori si mescolerà a volte con le parole, sotto forma di un rumore inesplicabile.

Il frastuono delle grucce del vecchio che sbattono contro il tavolo si ripercuoterà dovunque.

Si sceglieranno tutti questi rumori in modo che abbiano il massimo rilievo, che sprigionino una suggestione fantastica quando occorra, che lascino sul piano banale e quotidiano ciò che vi deve restare, e che per contraccolpo mettano in valore il resto.

La rigidezza di certi gesti e atteggiamenti, sarà accompagnata da rumori di automi, da strida che si concluderanno in melodie, specialmente nel momento della metamorfosi, quando la mummia cambia il vecchio, e la lattaia, per tutti invisibile eccetto che per lui, gli appare. In quel momento si avranno altri artifici di messa in scena che saranno indicati nella parte dedicata all’illuminazione e all’interpretazione generale.»

 

LA RECITAZIONE «I dislivelli dal reale all’irreale saranno segnati sia da lenti trapassi sia da brusche fratture. I personaggi cambieranno all’improvviso di tono, di diapason, a volte di voce

(A. ARTAUD, Progetto di messa in scena per “La sonata degli spettri” di Strindberg, in: Il teatro e il suo doppio, Torino 2000)

 

 

«Questi “fantasmi” del padre di Amleto che uscivano di scena nel corpulento Manlio Nevastri (in arte Nistri), trascinandosi dietro nell’“addio” i merli della torre…»

(C. Bene, Opere, Milano 2002)

 

 

«Lo humour sarà l’unico semaforo verde o rosso che illuminerà i drammi, indicando allo spettatore se la strada è libera o bloccata, se è il caso di gridare o di tacere, ridere forte o sommessamente. Il Teatro Alfred Jarry si propone di diventare il teatro di tutto il ridere.

Riepilogando, ci proponiamo come tema: l’attualità, intesa in tutti i sensi; come mezzo: l’humour, in tutte le sue forme; e come fine: il riso assoluto, il riso che va dall’immobilità bavosa alla risata irrefrenabile fino alle lacrime.»

(A. Artaud, Il teatro e il suo doppio)


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