"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 

 

13. Ladri pietosi

 

 

 


 

«Così nel cuore delle veglie della luna misuro il sentiero sulle rocce, in nero argenteo, ascoltando il flutto tentatore di Elsinore.»

(J. Joyce, Ulisse)

 

«Ah, passarsela liscia e dolce come questi flutti! – sospira Amleto. – Dal mare alle nuvole e dalle nuvole al mare! e lasciar correre tutto il resto…»

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)

 

 

 

Complice anche Laurence Olivier (Amleto, 1937), Amleto che contempla dall’alto della torre il mare vertiginoso e in tempesta è un topos del personaggio quasi quanto – l’erroneo – essere o non essere col teschio di Yorick in mano.  Vere wuthering heights, quelle di Elsinore, locus gothicissimus ben prima del capolavoro della Brontë, è qui che apparirà lo Spettro.

In un teatro che non prevedeva scenografie o effetti speciali, fa tutto vedere Orazio:

 

«Il luogo stesso suscita fantasmi di disperazione,

senza alcun altro motivo, nella mente di chiunque

guardi da tante braccia d’altezza giù nel mare

e lo ascolti ruggire là in fondo.»

(Atto I, sc. 4)

  

Il mare circonda Amleto, come quasi tutto in questo dramma, due volte, entrambe essenziali: per l’incontro con lo Spettro e per il ritorno improvviso dalla falsa missione in Inghilterra, dove avrebbe dovuto essere ucciso: «Prima che avessimo passato due giorni in mare, una nave pirata, armata di tutto punto, ci diede la caccia. Trovandoci troppo lenti di vela, ci rivestimmo di un ardimento forzato e, nell’arrembaggio, io saltai loro a bordo. In quell’istante, essi si staccarono dalla nostra nave e così io soltanto fui fatto prigioniero. Mi hanno trattato da ladri pietosi, ma sapevano quel che facevano: devo restituirgli il favore…» (Atto IV, sc. 6).

 

«Ladri pietosi», è evidente, è quello che vorremmo essere noi qui.

Della fantastica piratesca situazione Shakespeare non mostra niente: gli serve giusto per far risorgere il principe («sudden return»!)  «nudo» e «solo», resuscitato dai pirati come Giona dalla balena, appena in tempo per il teschio di Yorick e il funerale di Ofelia.

Dice tutto Auden: «il viaggio via mare implicherà morte e rinascita, lacerazione della maschera dell’individuo e scoperta del suo autentico io.» (W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare).

Prima o poi qualche autore, che sogniamo genialmente avventizio, farà sua la cosa, e ci scriverà un romanzo stevensoniano: narrerà di un Amleto a suo agio coi pirati non meno che con i suoi amici attori: sarà istrionico, divertente, scurrile, gigionesco. Con i pirati, tutta la gioia mancata in Danimarca.


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