«Tutto tranne la
verità»
(Atto II, sc. 2)
«Nella tragedia
l’individuo non è riconciliabile con l’universo, e il simbolo della
loro contrapposizione è la morte. Nella commedia l’individuo è
riconciliabile con l’universo, e il simbolo della loro armonia è il
matrimonio.»
(W. H. Auden,
Lezioni su Shakespeare)
«Invece in
Shakespeare, e così pure in Goethe, ognuno, quando si fa avanti e
parla, ha perfettamente ragione, fosse pure il diavolo.»
(A.
Schopenhauer, Parerga e paralipomena)
«La ricerca di
autentico prese, nel gioco dell’infinita metamorfosi, due forme
tipiche: il bisogno di ebbrezza e una forte disposizione alla
teatralità.»
(K. Jaspers,
Genio e follia, Milano 2001)
Piacer
figlio d’affanno altrui: sarà questa la catarsi?
«Ma
l’uomo tragico è colui per cui l’esistenza si è improvvisamente
trasformata: era un chiaroscuro, ed ecco che è diventata esigenza di
assoluta chiarezza e, a un tempo, incontro di tenebre fitte, appello
ad una parola vera e prova di uno spazio infinitamente silenzioso,
insomma presenza di un mondo che è incapace di giustizia ed offre solo
la beffa dei compromessi, mentre ciò che occorre è l’assoluto – solo
l’assoluto: un mondo inabitabile dov e bisogna abitare. Davanti
all’uomo tragico, tutto si è improvvisamente irrigidito, dovunque ci
sono incompatibilità a confronto. Donde viene questa improvvisa
metamorfosi?»
(M. Blanchot, L’infinito
intrattenimento, Torino 1977)
«La
vera tragedia ha, nei confronti di ogni altra forma artistica, anche
del Trauerspiel, una qualità particolare e straordinaria, una
sorta di plusvalore che non è raggiunto da nessun dramma, per perfetto
che sia, e a cui del resto nessun dramma – sempre che sia ben
consapevole di sé, della propria essenza di gioco – pretende neppure
di giungere. Questo plusvalore consiste nella realtà oggettiva dello
stesso accadimento tragico, nel concatenamento enigmatico e
nell’intreccio indissolubile di uomini indiscutibilmente reali,
immersi nel corso non calcolabile di eventi indiscutibilmente reali.
Su ciò si basa la grave serietà, non passabile di congetture né
relativizzabile, dell’accadimento tragico, che di conseguenza non può
neppure esser rappresentato come gioco drammatico. Tutti i
partecipanti sanno di una realtà ineluttabile, non escogitata dal
cervello umano, che, provocata dall’esterno, è accaduta e resta ben
presente. L’ineluttabile realtà effettuale è la muta roccia contro la
quale si infrange il gioco del dramma e si solleva spumeggiando la
marea dell’autentica tragicità.»
(C. Schmitt, Amleto o Ecuba,
Bologna 1983)
«Guardare
dentro se stessi in maniera sana, senza distruggersi; inoltrarsi nella
profondità inesplorata senza costruzioni illusorie e fantasticherie,
ma in atto di pura contemplazione è una dote rara. Goethe.»
(F. Nietzsche,
Frammenti postumi. Vol. III: Estate 1872 – Autunno 1873,
Milano 2004)