“Oh, come questo
mal di madre gonfia e mi sale al cuore!
Hysterica passio!”
(W.
Shakespeare, Re Lear, II, 3)
«il padre aveva
deciso di bombardarlo.»
(F. Kafka, La
metamorfosi)
A cose fatte, tutte le gravidanze
si confessano isteriche, e ha torto marcio Schopenhauer quando
scrive che «le qualità morali sono ereditarie da parte di padre»
(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena). Mai una volta
che i figli, questi equivoci, corrispondano all’utero mentale che li
ha covati fantasticamente! Così, mentre i pargoli si fanno sempre meno
prensili, genitori catastrofici insistono a pretendere dalle loro
cucciolate in fuga indecifrabili idiozie essenziali, ritualità senza
un dio se non per loro, quisquiglie e minuzie snervantemente
permanenti: il che, direbbe netto quel gran figlio di Kafka del Franz,
è già più di tutto! Né - disse una volta a una mamma il gelido
Freud, patriarca a sua volta catastrofico e frustratissimo - c’è mai
niente da fare. E’ così e amen: non si danno che genitori sbagliati.
Patrimoni per Pandemoni.
Il disastro genitoriale del non
comprendere, come perfino nel più vero degli amori, deve corrispondere
a qualcosa di essenziale e non medicabile: una dissimmetria
evidentemente pretesa in natura e calcolata ab ovo… Se vi sono
eccezioni, sono solo ironiche. Ammesso che ve ne sia poi ancora
qualcuno (ma codesto è un altro discorso che porterebbe troppo
lontano) la potenza del babbo appare tanto più fascinosa in quanto
capace di fulmini e tempeste già con la sua stessa assenza: evidente
pericolo di chi rischia di assomigliare a un dio. I babbi! Accurati
nel fallirne le vocazioni, inesausti nel coartarli – perfino dalla
tomba! – all’obbedienza dell’impossibile, il meglio che potrebbero
fare, assolta all’amorevole svezzatura dei cuccioli, sarebbe non
impicciarsene più. Un po’ come pensava Platone, che avrà avuto davanti
la divina saggezza dei gattini. Ma, direbbero i babbi, allora perché
farli se non per noi?