TUTTI :
Tradimento! Tradimento!
(Atto V, sc. 2)
AMLETO - Io ho
versato il mio sangue, ma in modo abbastanza casuale, e in uno stato
d’animo bellicoso, redenzionista, chiassoso e confusionario.
(G. Manganelli,
High tea, in Tragedie da leggere, Torino 2005)
«Amleto,
il cui crollo interiore nasce dal fatto di non poter trovare altra
soluzione al problema dell’esistenza se non la negazione della vita,
muore per un fioretto avvelenato! Ossia per una circostanza del tutto
esterna e casuale… A rigore, questa scena semplice della morte di
Amleto elimina completamente la tragicità del dramma»
(L. Ziegler, Zur
Metaphysik des Tragischen, Leipzig 1902)
«Sono
queste le trovate di una critica che, nell’ambizione di essere
filosoficamente informata, rinuncia a penetrare nell’opera di un
genio. La morte di Amleto, che non assomiglia alla morte tragica più
di quanto il Principe assomigli ad Aiace, è tipica del dramma barocco
proprio per la sua clamorosa esteriorità, ed è degna del suo maestro
anche solo per il fatto che Amleto, come risulta dal dialogo con Osrik,
vorrebbe inspirare come una sostanza soffocante l’aria greve del
destino. Amleto vuole morire per caso, e quando gli oggetti fatali si
affollano intorno a lui come al loro signore, nella conclusione del
dramma torna il dramma del destino.»
(W. Benjamin, Premessa
gnoseologica a Il dramma barocco tedesco, Torino 1999)
Su
questo punto, molto vicino a Benjamin ci pare Hegel: «Considerata
esteriormente, la morte di Amleto appare avvenire incidentalmente, per
il duello con Laerte e per lo scambio delle spade. Ma nel fondo
dell’animo di Amleto vi è fin dall’inizio la morte. Il banco di sabbia
della finitezza non gli basta; di fronte a questa tristezza e
mollezza, di fronte a questo dolore, a questo disgusto per tutte le
condizioni della vita noi sentiamo spontaneamente che egli è in questo
crudele ambiente un uomo perduto, già quasi consumato dal tedio
interno prima ancora che gli venga la morte dall’esterno.»
(G. W. F. Hegel, Estetica)
(Ben
scavato vecchia talpa! Ma sarà poi vero vero? Il «tedio interno»…
Piuttosto, se è vero che Amleto è un morto che cammina dato il
«crudele ambiente», vorrà dire che codesta morte non la cova come la
sua più segreta e inesorabile essenza, almeno non più di tanti altri
che pur sempre nascono per dibattersi tra Eros e Thanatos:
cosa che capisce Laforgue che infatti lo fa scappare...)