AMLETO - Ben
detto, vecchia talpa! Puoi scavar nella terra così presto? Un bravo
zappatore!»
(Amleto,
Atto I sc. 5)
«La talpa è inconsapevole, ma scava
la terra in una determinata direzione. Ha i suoi sogni talpeschi, ma
non sono altro che un nebuloso presentimento del sole e del cielo; e
non i sogni determinano la sua direzione di marcia, ma i movimenti
delle zampe e del grugno che scavano incessantemente la terra. La
talpa diventerà tragica solo se verrà sepolta viva prima di riuscire a
sbucare alla superficie.
Esiste anche un altro genere di
tragicità storica. Scaturisce dalla convinzione che la storia non ha
un senso, che resta immobile, oppure ripete in continuazione il suo
ciclo crudele. Che è una forza elementare come la grandine, la
tempesta o l’uragano, come la nascita e la morte. La talpa scava la
terra, ma non sbucherà mai alla sua superficie. Nascono sempre nuove
generazioni di talpe, scavano la terra in tutte le direzioni e la
terra continua a seppellirle. Anche la talpa ha i suoi sogni talpeschi.
Ha fantasticato a lungo di essere il signore del creato, che la terra
il cielo e le stelle sono state create per le talpe, che esiste un Dio
delle talpe che ha creato le talpe ed ha promesso loro l’immortalità
talpesca. Ma ad un tratto la talpa capisce di non essere altro che una
talpa, e che la terra il cielo e le stelle non sono stati creati per
lei. Soffre, sente e pensa, ma le sue sofferenze, i suoi sentimenti e
i suoi pensieri non possono mutare il suo destino di talpa. Continuerà
a scavare e ad essere ricoperta di terra. E’ allora che la talpa si
rendo conto di essere una talpa tragica.»
(J. Kott, Shakespeare nostro
contemporaneo, Milano 2006)