«…il simbolismo del destino di Ofelia…»
(F. Nietzsche, Nascita della tragedia, 1873)
OFELIA : Signore, mentre cucivo nella mia stanza, il principe Amleto,
il farsetto tutto slacciato, senza cappello, le calze sporche e senza
legacci avvoltolate giù a ingombrargli le caviglie, pallido come la
sua camicia, i ginocchi che battevano l'uno con l'altro, e un viso che
faceva pietà a vedersi, che pareva un uomo appena rilasciato
dall'inferno per dire dei suoi orrori, così me lo vedo davanti.
POLONIO : Pazzo d'amore per te?
OFELIA : Signore, non lo so, ma davvero lo temo.
(Atto II,
sc. 1)
«Ofelia non sa niente di tutto
questo. Non sa che la follia è una recita e prende ogni cosa per vera.
E’ vero che Amleto non è più lo stesso. E le si presenta tutto
scarmigliato, in disordine, sporco, pallido come un cencio, con uno
sguardo proprio da pazzo, come fosse, lui, appena appena sortito
dall’inferno; lui, non il padre, non il fantasma. In realtà è lo
stesso, perché il contatto con il fantasma è il contatto con l’aldilà,
inferno o purgatorio che sia. E da quell’incontro Amleto rinasce
pazzo.
La descrizione di Ofelia è precisa,
accurata, clinica. Ofelia qui lo specchia. Lo riflette. Lo vediamo nei
suoi occhi, e che cosa vede Ofelia? Vede un uomo trasformato, un uomo
“posseduto”. Lei sta nel suo salotto. Ed ecco che entra Amleto sporco,
stralunato, in disordine nell’abbigliamento. Le prende la mano, la
tiene stretta, poi distende il braccio e l’allontana, la scansa, pur
tenendola. La strattona. La fissa, come volesse imparare a memoria la
sua faccia e disegnarla. Rimane così a lungo. Poi di nuovo la
strattona, e fa avanti e indietro con la testa, e sospira, un sospiro
così profondo, e straziante. Pare a Ofelia che Amleto stia per
svenire, o morire lì, davanti a lei. Alla fine la lascia andare e si
allontana. Cammina con la testa girata, trova la strada senza guardare
dove mette i piedi, e se ne va, fino all’ultimo però la fissa. Così.
Ofelia non sa che pensare. Non
interpreta, racconta. E’ chiaro dal racconto che è successo quel che
Amleto aveva profeticamente annunciato nella lettera a Ofelia: lui non
è più lui. La macchina del corpo non è più sua, la mente non gli
appartiene più. In senso letterale, Amleto è comandato a distanza.»
(N. Fusini,
Donne
fatali,
Roma 2005)