"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 

 


n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

14.  A distanza

 


«…il simbolismo del destino di Ofelia…»

(F. Nietzsche, Nascita della tragedia, 1873)

 

 

OFELIA : Signore, mentre cucivo nella mia stanza, il principe Amleto, il farsetto tutto slacciato, senza cappello, le calze sporche e senza legacci avvoltolate giù a ingombrargli le caviglie, pallido come la sua camicia, i ginocchi che battevano l'uno con l'altro, e un viso che faceva pietà a vedersi, che pareva un uomo appena rilasciato dall'inferno per dire dei suoi orrori, così me lo vedo davanti.

POLONIO : Pazzo d'amore per te?

OFELIA : Signore, non lo so, ma davvero lo temo.

(Atto II, sc. 1)

 

 

«Ofelia non sa niente di tutto questo. Non sa che la follia è una recita e prende ogni cosa per vera. E’ vero che Amleto non è più lo stesso. E le si presenta tutto scarmigliato, in disordine, sporco, pallido come un cencio, con uno sguardo proprio da pazzo, come fosse, lui, appena appena sortito dall’inferno; lui, non il padre, non il fantasma. In realtà è lo stesso, perché il contatto con il fantasma è il contatto con l’aldilà, inferno o purgatorio che sia. E da quell’incontro Amleto rinasce pazzo.

La descrizione di Ofelia è precisa, accurata, clinica. Ofelia qui lo specchia. Lo riflette. Lo vediamo nei suoi occhi, e che cosa vede Ofelia? Vede un uomo trasformato, un uomo “posseduto”. Lei sta nel suo salotto. Ed ecco che entra Amleto sporco, stralunato, in disordine nell’abbigliamento. Le prende la mano, la tiene stretta, poi distende il braccio e l’allontana, la scansa, pur tenendola. La strattona. La fissa, come volesse imparare a memoria la sua faccia e disegnarla. Rimane così a lungo. Poi di nuovo la strattona, e fa avanti e indietro con la testa, e sospira, un sospiro così profondo, e straziante. Pare a Ofelia che Amleto stia per svenire, o morire lì, davanti a lei. Alla fine la lascia andare e si allontana. Cammina con la testa girata, trova la strada senza guardare dove mette i piedi, e se ne va, fino all’ultimo però la fissa. Così.

Ofelia non sa che pensare. Non interpreta, racconta. E’ chiaro dal racconto che è successo quel che Amleto aveva profeticamente annunciato nella lettera a Ofelia: lui non è più lui. La macchina del corpo non è più sua, la mente non gli appartiene più. In senso letterale, Amleto è comandato a distanza.»

 

(N. Fusini, Donne fatali, Roma 2005)


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