SECOND
MURDERER
–
…Coscience… is a dangerous thing; it makes a man a coward…
(Richard III, Act I, sc. 4)
AMLETO – Non li
ho sulla coscienza. Il loro guaio fu d’intrufolarsi.
(Atto V, sc. 2)
AMLETO – “Che ci
sta a fare la gente come me, a strisciare tra il cielo e la terra?”
(Atto III, sc.
1)
Il fatto che Gesù perdoni uomini
che «non sanno quello che fanno» (Luca, 23, 34), è il migliore
degli argomenti possibili a favore dell’apocatastasi, più efficace di
quelli neoplatonici del grande Origene (condannati nel 553
al Concilio di Costantinopoli!). Chi infatti sa ciò che
combina in realtà? Neppure il diavolo! Ergo, tutti in paradiso.
«Quando io ballo, ballo; quando
dormo, dormo…» (M. de Montaigne, Saggi, vol. III, Milano
1986): ovviamente non è poi così vero. Montaigne, che non teme la
contraddizione, sa che non si devono fare «disegni di lunga durata, o
almeno con tale intensità da affliggersi se non se ne vede la fine».
Conclusione sua: «Noi siamo nati per agire» (Saggi, vol. I):
agire cioè senza starci tanto a pensare, agire qui e ora. Ma
anche di questa scappatoia conosce il contrario: «questa indole
difficile mi rende sottile nella pratica degli uomini, mi fa scegliere
con attenzione, e mi rende inetto alle azioni comuni» (Saggi,
vol. III). Quindi?
Possibile morale: se vuoi fare
qualcosa, che sia una cosa piccola e rapida: bazzecole, come gli
omicidi nei sogni dei coniugi Macbeth. - Altrimenti, come la forbice
che via via separa la luce dal suono e fa del tuono un rimbombo sempre
più lento del lampo, il divorzio tra azione e pensiero non potrà che
procedere inesorabile. - Nota bene: se questa similitudine della
luce-azione ha un senso, ci dice anche che quando ci troviamo di
fronte a una coincidenza tra ciò che si pensa e ciò che si fa, questa
è un’illusione della percezione, cieca e sorda alle
microfratture che però già da sé annunciano la catastrofe – qualcosa
che si potrebbe, alla Shakespeare, chiamare coscienza.