"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 59. Cristianesimo e legittima difesa

 

 

 

 


 

SACERDOTE - Per queste esequie abbiamo largheggiato fino al lecito. La sua morte lascia dei dubbi. E se non fosse che l'ordine dei grandi prevale sulle regole, ella sarebbe posta in terra non consacrata, fino all'ultima tromba.

(Amleto, Atto V, sc. 1)

 

«Il suicidio non è confutabile filosoficamente. Esso è l’unico mezzo per liberarci da questa momentanea configurazione della volontà. Perché non dovrebbe essere permesso di sbarazzarci di qualcosa, che il più casuale evento della natura può infrangere in ogni minuto?»

(F. Nietzsche, Frammenti postumi. Vol. I: Autunno 1869-Aprile 1871, Milano 2004)

 

 

Dei preti si parla male subito e lo fa – l’avremmo mai detto? – Ofelia, che da morta verrà svillaneggiata da uno squallido pretaccio che senza fede ne officerà il funerale. Dice al fratello Laerte, che le ha appena fatto la predica sui suoi doveri di vergine, di «non fare come certi pastori senza grazia che ci mostrano l'erta spinosa del cielo e intanto, libertini impudenti e sfrenati, calpestano le primule sulla via del piacere, sordi alle loro stesse prediche» (Atto I, sc. 4): non l’avrebbe invitata neppure Santoro a parlare ad Anno Zero.

Sul cristianesimo dell’Amleto, ci pare equo questo bilancio di Frye:

 

«Lo Spettro soffre tanto in purgatorio perché è stato ucciso prima di potersi confessare e pentire. Amleto decide pertanto di non uccidere Claudio mentre sta pregando perché vuole essere sicuro che vada all’inferno e non in purgatorio. Il sentimento può anche essere sincero nel momento specifico ma porta con sé l’idea che una volta arrivati all’altro mondo ci ritroveremo a correre su una insensata rotaia automatica che spedirà all’inferno chi muore ubriaco e in purgatorio chi muore pregando. Se si trattasse di un caso isolato potremmo anche pensare ad una scusa inventata da Amleto, ma sembra invece che il principe sia piuttosto convinto o si sia lasciato convincere dallo Spettro. Ci tiene a sottolineare che Rosencrantz e Guildenstern debbono essere uccisi «senza dar loro tempo di pentirsi» e quando scopre che l’uomo nascosto dietro l’arazzo è Polonio e non Claudio commenta: «Subisci il tuo destino» (III, iv). A quanto pare tutto dipende dalla tempestività dell’arrivo di un religioso. E non è quindi molto rassicurante scoprire che l’unico sacerdote accreditato nel dramma sia quell’orrenda creatura che presiede al funerale di Ofelia riuscendo a concentrare in un’omelia di otto versi soltanto tanta cattiveria e malanimo da surclassare il diavolo in persona, senza dubbio ispiratore di ogni sua parola» (N. Frye, Shakespeare, Torino 1990).

 

 

Torniamo sull’ambigua morte di Ofelia, che fantastichiamo essere né più né meno di quanto racconta Gertrude: un’allucinata stranita ordalia di sé: un che ‘faccia il fiume’ fratello al ‘che faccia il duello’ con cui Amleto («Let be», Atto V, sc. 2) va incontro alla fine.

 per vedere ancora un po’ come funziona questo cristianesimo quando è messo alla prova dai fatti: «Hanno ragione i becchini: è difficile decidere se Ofelia si sia suicidata deliberatamente, e dunque è entrata in acqua con l’intenzione di affogarsi. Si potrebbe anche dire che si è affidata al fiume perché la trasportasse altrove e quello l’ha trascinata a fondo. Difficile giudicare, rincara il filosofo becchino, se ha deliberatamente cercato la propria salvazione, visto che la morte è salvezza…» (N. Fusini, Donne fatali, Roma 2005).

 

Però, il becchino che poi giocherà a rispondere ad Amleto con parole più argute delle sue (che sia lui il Falstaff che tanti cercano in Amleto?), con la sua scolastica temprata alle logomachie della taverna («un atto ha tre rami: cioè agire, fare, eseguire», Atto V, sc. 1), giunge alla stessa conclusione del prete cinico: Ofelia si è suicidata, e non «per legittima difesa». Se viene comunque onorata con esequie religiose, è solo perché «la razza dei grandi deve avere il permesso a questo mondo di annegarsi o di impiccarsi, più degli altri cristiani come loro». Nihil novo sub solem.

 

Infine: non è curioso che solo il personaggio di Ofelia sia incastonato tra due echi? All’inizio le due prediche identiche di Polonio e Laerte sul dovere di resistere all’amore di Amleto, alla fine lo stesso giro di pensieri senza pietà sulla sua morte dei becchini e del prete. Ironico che la variante più sottile in questo esercizio di stile sia del Falstaff-becchino, mentre lo studiato prete è tanto breve quanto basta per inquadrare il tipo.

(Il suicidio per legittima difesa è la migliore definizione possibile dell’eutanasia, da ricordarsene al momento opportuno.)


 

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