"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 60. La politica dei vermi

 

 

 

 


 

«La preda dei vermi, il mio corpo morto»

(Sonetto 74, v. 10)

 

«Dovranno i vermi, eredi di questo spreco,

divorare la tua spesa? Questo è il fine del tuo corpo?»

(Sonetto 146, vv. 7-8)

 

 

 

 

«Re: Ebbene, Amleto, dov’è Polonio?

Amleto: A cena.

Re: A cena? dove?

Amleto: Non dov’egli mangia, ma dov’è mangiato; una certa assemblea di vermi politici stan proprio addosso a lui. Il verme è l’unico imperatore in quanto al vitto; noi ingrassiamo tutte le altre creature per ingrassarci, e ingrassiamo noi stessi per i vermi; un re grasso e un mendicante magro, non sono che un servizio variato, due piatti, ma per una sola tavola; questa è la fine.

Re: Ahimè! ahimè!

Amleto: Un uomo può pescare col verme che s’è cibato d’un re, e mangiar del pesce che s’è pasciuto di quel verme.

Re: Che vuoi tu dire con questo?

Amleto: Nient’altro che mostrarvi come un re possa fare un solenne viaggio attraverso le budella di un mendicante.

Re: Dov’è Polonio?»

(Atto IV, sc. 3)

 

Se non è uno sketch questo! - «Sua Eccellenza il Verme» torna nelle congetture sui pomposi ex-proprietari dei teschi nel cimitero con cui si apre il Quinto Atto, sc. 1. Che Amleto sia baroccamente ossessionato dallo scandalo della purulenta disfazione dei corpi almeno quanto della metafisica sorte dell’anima, potrebbe farlo pensare il ritorno di una sequenza del tutto simile a quella sopra citata: quando pensa al cadavere del grande Alessandro, al possibile ri-ciclo irridente e infamante della sua polvere imperiale in tappo per una botte (Ib.).


 

 

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