«l’inverosimile schieramento»
«Oh Dio, Orazio, che nome ferito mi lascio dietro, se tutto resta
ignorato.»
(Atto V, sc. 2)
«Hamlet e Gertrude
anglicizzano Amleth(us) e Gerutha delle fonti. Claudius sembra
suggerito dal famoso imperatore romano. Dei nomi latini, Horatio
era nella Spanish Tragedy. Polonius sembra invenzione
di Shakespeare. Laertes e Ophelia sono i nomi greci in
questa nomenclatura internazionale: il primo dall’Odissea,
il secondo dal greco opheléia (semplicità, innocenza), dato che non
sembra lecito vedere il serpigno ophis nel nome della supplice
Ofelia, ed è discussa la derivazione dal nome maschile del pastore Ofelìa,
che assieme a Montano (il nome di Reynaldo nell’in-quarto del 1603)
appare nell’Arcadia (1504) del Sannazaro. Altre
componenti francesi (Foretinbras), danesi (Voltemand,
Rosencrantz e Guildenstern), latino-olandesi (Cornelius),
anglosassoni (Osric) e spagnolo-italianate (Barnanrdo,
Francisco) completano l’inverosimile schieramento. Nella scena del
cimitero entrano due contadini o rustici (clowns, ma il loro
ruolo è anche quello del clowns teatrale). Di essi uno solo
è becchino, quello dal cognome appropriato Delver. L’altro sarebbe
un suo aiutante e sulla scena la sua “spalla”. L’università di
Wittenberg è connessa a Lutero, ma per gli elisabettiani soprattutto
dal Faustus di Marlowe, e secondo una battuta
elisabettiana riportata da Yves Bonnefois è anche “il monte su cui
cresce l’ingegno (wit)”.
Il tempo drammatico è il presente, qui e
ora. In esso si riversa il tempo della fabula e delle fonti, per cui quel
presente è anche un presente storico: l’azione che si svolge ora
sulla scena è già avvenuta una volta per sempre in illo tempore,
nel mitico passato vichingo. In realtà, il tempo drammatico è assoluto,
irrealistico, simbolico. E’ un tempo, inoltre, che sopporta irruzioni del
tempo reale (frame-breaks, spezzature della cornice drammatica)
come nelle scene con gli attori il cui referente è la situazione teatrale
nella Londra elisabettiana.»
(N. D’Agostino, Nota a W.
Shakespeare, Amleto, Milano 2004)