POLONIO - (dietro l'arazzo) Oh oh! Aiuto!
AMLETO - Che c'è? Un topo! Un ducato che è morto, morto! (Affonda la
spada nell'arazzo)
(Atto III; sc. 4)
«Amleto esce, trascinandosi dietro il
cadavere di Polonio. Questa sequenza crudele non è un’interpolazione,
perché nell’atto che segue la si richiama due volte e si dice che Amleto
ha nascosto il cadavere sotto una scala nella galleria. Tale disgustosa
buffonata è così aliena da Amleto che si congetturato debba essere
un’esplosione di autentica follia. Anche questa illogicità dei suoi
comportamenti, per cui esita di fronte all’assassinio di un re colpevole,
ma, senza riflettere e senza scrupoli, infilza un vecchio innocente e ne
sconcia il cadavere, è appunto un sintomo di squilibrio. Polonio, per di
più, è il padre della sua amata Ofelia e l’amore onnipotente è solito
irradiarsi sui più vicini al suo oggetto. Perciò questa selvaggia
manifestazione di odio contro un uomo bonario e senza colpe sembra essere
pazzia. Peraltro, se si ammette che Amleto credeva che Polonio fosse il
re, chiaritosi l’equivoco, il suo furore avrebbe dovuto placarsi e far
posto a un sentimento di gentile rimorso. Di fatto, la scena è di
difficile interpretazione e l’oltraggio al cadavere va saltato senza
commenti.»
(A. Strindberg, Amleto e Faust,
Milano 1988)