"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12  settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 26. Oca celestiale

 

 

 

 


AMLETO – Pensate ch’io intendessi dir villania?

OFELIA – Io non penso nulla (nothing), signore.

AMLETO – E’ un pensiero ammodo, da stare fra le gambe delle ragazze.

OFELIA – Quale pensiero, signore?

AMLETO – Nulla (nothing).

 

 

«…non è escluso che tutto il suo spirito [di Shakespeare] «approfitti» della condizione di Ofelia, di Ofelia l’adolescente, di Ofelia la pura, di Ofelia la ignara, di Ofelia figlia di Polonio: che ne «approfitti» per una rappresentazione derisoria e a certi momenti pressoché satirica dello stato di innocenza (d’ogni giovanetta) quale per natura si manifesta, quale era ed è, ahi!, vagheggiato e praticato, ahi!, dalla reclusione educatoria. Ofelia non sa nulla, non sospetta di nulla: non capisce nulla. E’ l’oca celestiale, la martire cioè testimone imbambolato della sua stessa stupidità. Non è preparata all’amore, che pure è il fatto dominante la vita d’una fanciulla, anche d’una fanciulla cresciuta a corte. E il fidanzamento della figlia del primo ministro machiavellone col principe a cui è poi morto il padre per veleno, ha tutta l’aria d’essere un fidanzamento combinato: un intrigo del furbo arrivista, che è stato tanto furbo da non prevedere l’avvelenamento del re, né le stoccate che lo sbuzzeranno lui stesso, ad origliare dietro le cortine di velluto. Ofelia non intuisce le terribili ragioni del «fidanzato», stravolto dalla lucidità inespiabile del proprio intuito. Le battute di Ofelia, a contrasto cioè in contraparte dialettica epperò drammatica con quelle così amare e così lucide, così spietatamente allusive del principe, sono le battute della obstupescenza innocente o meglio della innocenza istupidita dall’educandato. Ella è sopraffatta dalla tempesta come un pallido fiore: è travolta nel buio della notte, nel buio del non sentire e del non essere, etico e fisico. Impazzisce, la misera: ma ancor prima d’impazzire è già scema per conto suo, nell’ambito della sua delicata pubertà.»

 

(…)

 

«Le reparties di Amleto sono difficilmente interpretabili (…). Tradotte in lingua povera, e nel tono concitato-ritenuto che Amleto arriva a imprimer loro, codeste reparties voglion dire: «ma non capisci proprio niente?» Esse deridono altresì la ecolalìa (pappagallesimo fonetico) da cui la poverina è inguaribilmente affetta dopo l’educazione ricevuta a corte e i suggerimenti, da lei accettati, dal papà-padreterno: papà complice, perché consenziente a cose fatte, del re criminale e della regina troja. L’età mentale di Ofelia è quella di una bambina di cinque anni. Ella è un tenero fiore, ma un fiore fisico, un fiore-polpetta nella fioritura di pubertà: la sua anima e il suo labbro, come l’anima e il labbro di tutti gli «inesperti», di tutti gli angeli, son fatti per accettare il sentito dire…»

(C. E. Gadda, I viaggi la morte)

 

 

La voce: lettura di Giulio Morgan

 


 

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