"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12  settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 25. Grazie, zio

 

 

 

 


«sia il giovane Amleto che il giovane Fortebraccio non sono succeduti al trono dei loro due padri, ma regnano in loro vece i rispettivi zii.»

(G. Melchiori, Shakespeare, Roma-Bari, 2005)

 

«Ma nell’Amleto non c’è sub-plot…»

(A. Lombardo, L’eroe tragico, Roma 2005)

 

 

 

Un altro riassunto: lo spettro del padre di Amleto impone al figlio la vendetta sapendo che sarà una catena che trascinerà anche lui nel disastro. Ma lo spettro del padre è pur sempre lo spettro di un re. Attribuendogli in questo caso quel minimo di preveggenza senza la quale nessun fantasma è degno neppure d’uno stanzino a Canterville, non si può dunque non pensare che lo Spettro, sapendo che il figlio morirà vendicandolo, sappia anche chi gli succederà. Fortebraccio è figlio del Fortebraccio da lui stesso sconfitto, e il tonico figlio vorrebbe subito vendicare assaltando la forse non del tutto marcia Danimarca. Pretendendo Amleto padre che l’usurpatore Claudio  cada per mano di suo figlio e non del figlio del nemico, in realtà spiana la strada a quest’ultimo. Stando ai caratteri, Amleto è davvero un paradossale figlio del padre (……); mentre Fortebraccio, per ammissione dello stesso principe Amleto, promette proprio le stesse doti, semplici e tetragone, che riconosceva non a se stesso ma al padre. Il che è certamente vero. Fortebraccio che appare sulla strage è lo specchio di ciò che Amleto padre fu in gioventù: del resto si tratta di un tipo di padroni della storia che la natura procrea con una certa stereotipa costanza (Cfr. C. G. JUNG, Tipi psicologici, ). Amleto figlio, l’eufuista wittenbergeriano, è una parentesi. Prima e dopo, il filum di due re uguali: Amleto padre e Fortebraccio figlio. Il che spiegherebbe una cosa che infastidiva Auden: il fatto che a Fortebraccio fosse dedicato un «ritratto troppo sommario» (W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare): quanto basta, invece, data la ripetizione dello  stereo-tipo. Morto Amleto, dunque, lo stampino è salvo.

 

Questa lettura potrebbe sentirsi addirittura tonificata anche da questa considerazione di Schmitt: «Amleto morente indica in Fortebraccio il suo successore, e gli conferisce il suo voto, la sua dying voice (V, 2, 354). Tutto ciò ha una palese implicazione politica, che, prima della salita al trono di Giacomo nel 1603 valeva, e poté essere interpretata, come un augurio, e, dopo l’incoronazione, come un omaggio» (C. Schmitt, Amleto o Ecuba, Bologna 1983).

 


 

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