"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12  settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 16. Il violentissimo artefice 

 

 

 


«E’ fatto il pastrocchio!...

Ma, (nella Sua bontà),

Spero che Iddio vorrà

Chiudere un occhio…»

(J. Laforgue, Amleto, ovvero

Le conseguenze della pietà filiale)

 

«Ma si è fatto tardi, bisogna agire; a domani i baci e le teorie»

(Ibid.)

 

 

Amleto un ignavo? Claudio lo definisce meglio: «he most violent author» (Atto IV, sc. 5), il violentissimo artefice. - Mai dimenticarsi di come s’è liberato di Rosencrantz e Guildenstern, e di quanto ne abbia goduto: «Intrappolato nella rete di tutte queste infamie, prima che avessi concepito un prologo nella mente, quella aveva già cominciato il dramma» (Atto V, sc. 2). E non solo l’Amleto fatalista e scatenato del quinto atto («L’intervallo è mio. E la vita di un uomo non è che il tempo di dire uno», Atto V, sc. 2), ma il sicario che ha appena ucciso Polonio prima blasé («REGINA: Ahimè, che cosa hai fatto? / AMLETO: No, non so. / E’ il Re?», Atto III, sc. 4) e poi pulp («Rimorchierò il budellame nella stanza qui accanto», Ibid.), ma in questo, per quanto istrionico e isterico, autoritratto che offre a Ofelia:  «Son pieno di superbia, vendicativo, ambizioso, con più peccati pronti ai miei ordini che pensieri in cui metterli, fantasia per plasmarli o tempo per tradurli in atto» (Atto III, sc. 1). Tutto vero: Uno «spaventoso personaggio carismatico» (H. Bloom, Shakespeare,Milano 2003).

 

 

 

«Amleto, uomo d’azione» è un refrain della variante di Laforgue (J. Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale, tr. di E. Flaiano, Milano 1987) in questo genialmente fedele al modello più famoso: Con «Una manciata di occhi divelti» delle vittime della sua giornata di caccia, Amleto «vi si lavò le mani, se ne unse le dita, e se la faceva scricchiolare, stirandosi pel malessere che l’assaliva. Ah! Era il DEMONE DELLA REALTA’! l’allegria di poter constatare che la giustizia è soltanto una parola, che tutto è lecito – e a ragione, perdio! – contro gli esseri inferiori e senza parola»… «E dopo dovrò soltanto agire e mettere la firma. Agire! Ucciderlo! Fargli vomitare la vita! Uccidere!... Ieri mi son allenato uccidendo Polonio»; «Stasera, però, occorre agire, bisogna oggettivarsi. Avanti sempre, scavalcando le tombe, come fa la Natura»; «Ma l’Arte è così grande, e la vita così breve! E non c’è nulla di pratico!» («se non tacere, tacere e agire di conseguenza…»).

 

Così fino a uno dei suoi perfetti epitaffî: «un eroe di cui, occorrendo, potrebbero citarsi le gesta, oppure le formule» (Ibid.).


 

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