Un altro filo che tiene assieme come la
rete d’un ragno ogni luogo del dramma, va giusto dall’inizio alla fine. –
Atto primo, scena 2: dopo che Amleto acconsente a non tornare a
Wittenberg, il re dice:
«Questo gentile e spontaneo consenso
di Amleto
È un sorriso al mio cuore; e per
festeggiarlo
Ogni brindisi che oggi farà il re
Il cannone più grande
L’annuncerà alle nuvole, e il cielo
Rimbomberà del giubilo danese
Ripetendo il tuonare della terra.»
Si comincia dunque tra brindisi e
cannoni. L’accoppiata piace molto a Claudio, che, a fine dramma, morti già
Ofelia e Polonio, e sul punto di far uccidere Amleto dal cupo Laerte,
annuncia perfino più analiticamente la stessa staffetta che dalla coppa
del re arriva al rombo della salva:
«Datemi le coppe.
E il tamburo annuncerà alla tromba,
la tromba al cannoniere là fuori, i
cannoni al cielo
e il cielo a mondo: “Il re brinda ad
Amleto”.»
(Atto V, sc. 2)
Tutta la vita di Amleto tra due
brindisi. Quando si tratta del re, Amleto moraleggia sulla gozzoviglia del
patrigno: «e ogni volta che ingolla vin del Reno / tamburo e tromba
sbràitano così / le sue vittorie ai brindisi» (Atto I, sc. 4).
Maledice poi in generale la Danimarca beona, ma vuol insegnare a Orazio a
bere forte (Ibid.).