MARCELLO - Gli
do un colpo di lancia?
(Atto I, sc. 1)
«Il genio di
Tolstoj era inesauribilmente letterale. Sulla sua copia di Amleto
aveva segnato un punto di domanda a fianco della didascalia “Entra lo
Spettro”…»
(G. STEINER,
Tolstoj e Dostoevskij, Milano 1995)
«La fede non
vuole (prove), e chi ha bisogno di prove, ha meno fede; chi vive di
fede accoglie le (prove) non come (prove), ma come ordine di Dio.»
(J. P. de
Caussade, L’abbandono alla Provvidenza Divina, 1741, Milano
2003)
Niente in Amleto esclude niente.
Potrebbe quindi essere andata proprio come temeva lo stoico Orazio già
all’inizio: che cioè dar confidenza allo Spettro vuol dire «perdere il
controllo della ragione / ed esser trascinato alla pazzia» (Atto I,
sc. 4). Lo Spettro dunque è vero, e proprio perché è vero Amleto
perde il senno.
Siamo a un passo dalla peggiore
delle ipotesi: è vero che il padre di Amleto è stato ucciso da
Claudio, è vero che Amleto è un pazzo che prova goffamente a fingere
di essere pazzo di una pazzia furba, è vero che – a parte il dettaglio
del suo omicidio - il fantasma menta sulla sua natura e sui suoi
scopi. Scopriamo, con provvisorio apprezzamento per noi stessi, che
sono cose che pensava niente poco di meno che Banquo: «spesse volte,
per portarci alla nostra perdizione, i ministri delle tenebre ci
dicono il vero: ci seducono con delle inezie oneste…» (Macbeth,
Atto I, sc. 1).
Quando allora obbedire a un
fantasma?
Dante
si affida a Virgilio perché, come si sa, non ha altro santo a cui
aggrapparsi mentre le fiere stringono il cerchio («Miserere di
me, gridai a lui, / qual che tu sii, od ombra od omo certo!»,
Inferno, Canto I, 65-66). Petrarca, nel sublime
Secretum, riconosce senza ritrosie lo spirito di sant’Agostino,
ma senza per questo obbedirgli al volo: lo farà, lui dice, solo dopo
aver rimesso insieme i frammenti sparsi dell’anima sua («sparsa anima
fragmenta recolligam»): campa cavallo.
Sarebbe da considerare la faccenda
dell’apparizione dei morti dal punto di vista del galateo a cui
dovrebbe attenersi ogni novello spettro. O tutto sarà loro concesso
solo per il facile fatto che defunsero? – Uno spettro onesto che non
riesce proprio a resistere alla pulsione di manifestarsi a un mortale
dovrà prima di tutto essere armato di santa pazienza per lo sconcerto
e la miriade di equivoci che verrà a creare. Dovrà avere cura di
convincere dolcemente e con discrezione il visionario che la sua
apparenza non è «conio del cervello» – come suppone ragionevolmente la
madre di Amleto della sua visione -, abilmente creazione di un’estrosa
follia (Amleto, Atto III, sc. 4). Si ragioni sui buoni
esempi: Gesù risorse dopo soli tre giorni, e questo weekend all’Ade fu
sufficiente perché la pur intima Maddalena a rivederlo sub specie
aeternitatis lo scambiasse per il giardiniere (Atti degli
apostoli, …..). Quanto saranno ciechi gli apostoli a rivederlo
lo raccontano gli Atti degli Apostoli, e non per cecità loro, ma
proprio perché «Dio si presenta all’anima sotto false vesti» (J. P.
de Caussade, L’abbandono alla Provvidenza Divina, 1741).
Ora, platonizzando appena un po’, poiché tutte le vesti sono false, è
chiaro che un fantasma, per il solo fatto di apparire, menta.
Tutte cose che i morti migliori
sanno benissimo; sanno soprattutto che tornare tra gli uomini con le
loro pur discrete irruzioni non offrirebbero risposte ma problemi, e
che quindi è qualcosa da fare solo in specialissimi casi
indispensabili: esempio ottimo, il padre (attore, ultima parte: lo
Spettro in Amleto) di Fanny e Alexander
(I. Bergman, 1982), che si manifesta alla madre perché salvi i
suoi figli.
La cosa deve essersi ormai risaputa
al punto che, nel dubbio, quasi più nessuno appare, se non forse sotto
mentite spoglie: simulando di non essere fantasmi. Il padre di Amleto
è dunque uno spettro di bassissimo rango, almeno per come si comporta
col figlio; non si capisce se più adeguato o più perfido il
comportamento con la moglie, a cui evita di mostrarsi ma facendogli
andare fuori di matto il figlio.
«…una luminescenza al mio fianco mi avverte che sono in famiglia. Ed
appunto mi stava accanto la domestica cometa, la candela consanguinea,
il razzo antenato liso e consunto, tremante e con indizi di sgomento
in un occhio, un indizio di orgoglio irriso nell’altro.» (…) «Da tanto
tempo faccio lo spettro di tuo padre, da essermi persuaso poco alla
volta che codesta parte mi spetta.»
(G. Manganelli, Un amore impossibile, in Agli dèi ulteriori,
Torino 1972)