"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 


n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

9.  Fantasmi falsi

 


 

MARCELLO - Gli do un colpo di lancia?

(Atto I, sc. 1)

 

«Il genio di Tolstoj era inesauribilmente letterale. Sulla sua copia di Amleto aveva segnato un punto di domanda a fianco della didascalia “Entra lo Spettro”…»

(G. STEINER, Tolstoj e Dostoevskij, Milano 1995)

 

«La fede non vuole (prove), e chi ha bisogno di prove, ha meno fede; chi vive di fede accoglie le (prove) non come (prove), ma come ordine di Dio.»

(J. P. de Caussade, L’abbandono alla Provvidenza Divina, 1741, Milano 2003)

 

 

 

 

Niente in Amleto esclude niente. Potrebbe quindi essere andata proprio come temeva lo stoico Orazio già all’inizio: che cioè dar confidenza allo Spettro vuol dire «perdere il controllo della ragione / ed esser trascinato alla pazzia» (Atto I, sc. 4). Lo Spettro dunque è vero, e proprio perché è vero Amleto perde il senno.

Siamo a un passo dalla peggiore delle ipotesi: è vero che il padre di Amleto è stato ucciso da Claudio, è vero che Amleto è un pazzo che prova goffamente a fingere di essere pazzo di una pazzia furba, è vero che – a parte il dettaglio del suo omicidio - il fantasma menta sulla sua natura e sui suoi scopi. Scopriamo, con provvisorio apprezzamento per noi stessi, che sono cose che pensava niente poco di meno che Banquo: «spesse volte, per portarci alla nostra perdizione, i ministri delle tenebre ci dicono il vero: ci seducono con delle inezie oneste…» (Macbeth, Atto I, sc. 1).

 

Quando allora obbedire a un fantasma?

Dante si affida a Virgilio perché, come si sa, non ha altro santo a cui aggrapparsi mentre le fiere stringono il cerchio («Miserere di me, gridai a lui, / qual che tu sii, od ombra od omo certo!», Inferno, Canto I, 65-66). Petrarca, nel sublime Secretum, riconosce senza ritrosie lo spirito di sant’Agostino, ma senza per questo obbedirgli al volo: lo farà, lui dice, solo dopo aver rimesso insieme i frammenti sparsi dell’anima sua («sparsa anima fragmenta recolligam»): campa cavallo.

 

 

Sarebbe da considerare la faccenda dell’apparizione dei morti dal punto di vista del galateo a cui dovrebbe attenersi ogni novello spettro. O tutto sarà loro concesso solo per il facile fatto che defunsero? – Uno spettro onesto che non riesce proprio a resistere alla pulsione di manifestarsi a un mortale dovrà prima di tutto essere armato di santa pazienza per lo sconcerto e  la miriade di equivoci che verrà a creare. Dovrà avere cura di convincere dolcemente e con discrezione il visionario che la sua apparenza non è «conio del cervello» – come suppone ragionevolmente la madre di Amleto della sua visione -, abilmente creazione di un’estrosa follia (Amleto, Atto III, sc. 4). Si ragioni sui buoni esempi: Gesù risorse dopo soli tre giorni, e questo weekend all’Ade fu sufficiente perché la pur intima Maddalena a rivederlo sub specie aeternitatis lo scambiasse per il giardiniere (Atti degli apostoli, …..). Quanto saranno ciechi gli apostoli a rivederlo lo raccontano gli Atti degli Apostoli, e non per cecità loro, ma proprio perché «Dio si presenta all’anima sotto false vesti» (J. P. de Caussade, L’abbandono alla Provvidenza Divina, 1741). Ora, platonizzando appena un po’, poiché tutte le vesti sono false, è chiaro che un fantasma, per il solo fatto di apparire, menta.

 

Tutte cose che i morti migliori sanno benissimo; sanno soprattutto che tornare tra gli uomini con le loro pur discrete irruzioni non offrirebbero risposte ma problemi, e che quindi è qualcosa da fare solo in specialissimi casi indispensabili: esempio ottimo, il padre (attore, ultima parte: lo Spettro in Amleto) di Fanny e Alexander (I. Bergman, 1982), che si manifesta alla madre perché salvi i suoi figli.

La cosa deve essersi ormai risaputa al punto che, nel dubbio, quasi più nessuno appare, se non forse sotto mentite spoglie: simulando di non essere fantasmi. Il padre di Amleto è dunque uno spettro di bassissimo rango, almeno per come si comporta col figlio; non si capisce se più adeguato o più perfido il comportamento con la moglie, a cui evita di mostrarsi ma facendogli andare fuori di matto il figlio.

  

«…una luminescenza al mio fianco mi avverte che sono in famiglia. Ed appunto mi stava accanto la domestica cometa, la candela consanguinea, il razzo antenato liso e consunto, tremante e con indizi di sgomento in un occhio, un indizio di orgoglio irriso nell’altro.» (…) «Da tanto tempo faccio lo spettro di tuo padre, da essermi persuaso poco alla volta che codesta parte mi spetta.»

(G. Manganelli, Un amore impossibile, in Agli dèi ulteriori, Torino 1972)


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