"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 


n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

10.  Il cattivo

 


«…in questi tempi fanciulle non ve ne sono più: soltanto infermiere!”

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)

 

«…e io ti ammazzerò,

e ti amerò, dopo.»

(Otello, Atto V, sc. 2, 18-19)

 

 

«E io che credevo di conoscere la Donna! La Donna e la Libertà! E la insudiciavo di sciocchezze a priori! Pedantuzzo! Pedicure!» (J. Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale).

 Amleto è cattivo con le donne, quindi è cattivo tout-court. Anche la poesiola famosa che dedica a Ofelia e che legge Polonio («Dubita che di fuoco sian le stelle…», Atto II, sc. 1), con quell’imperativo ripetuto, a cose fatte e finite, suona  noiosa come una lettera di Kleist alla fidanzata. Ma, pare, siamo a teatro. E Artaud direbbe che «senza un elemento di crudeltà alla base di ogni spettacolo, non esiste teatro. Nella fase di degenerazione in cui ci troviamo, solo attraverso la pelle si potrà far rientrare la metafisica negli spiriti» (A. Artaud, Il teatro e il suo doppio).

Certo è che Amleto è cattivo, sempre più man mano che il proiettile dei fatti corre incontro al suo schianto: non soltanto con le donne, e non soltanto secondo il principio del chi la fa l’aspetti: quando capita, non dice di no a tutta la dionisiaca dismisura della cattiveria. 

Vergogna, riconosci di non amare nessuno,

tu che con te stesso sei così imprevidente!

Riconosco, se vuoi, che sei da molti amato,

ma che non ami nessuno è del tutto evidente;

 

perché sei così posseduto da odio assassino

che non esiti a cospirare contro te stesso...

(Sonetto 10, vv. 1-6)

 

 

Mentre Ofelia è, con tutta la scemaggine che questo importa, innocente. Anche se la sua follia pornolalica fa capire che avesse dentro ben altri demonietti, la tragedia l’ha schiacciata a questa asfittica insostenibile innocenza. Questa sensualità che sborda oscena alla fine toglie alibi a tutti gli Amleti del mondo: «Ma io l’ho aiutata ad appassire, la Fatalità ha fatto il resto» (J. Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale): davvero ti piacerebbe che fosse stato così semplice? Quanto ti piace,     quanto la ami, adesso che è morta e impossibile? «Amavo Ofelia. Quarantamila fratelli con tutto il loro amore non potranno toccare il mio totale» (Atto Quinto, sc. 1).

 

 

«L’oggetto del desiderio come impossibile è una caratteristica (…) del desiderio dell’ossessivo. E’ tipico dell’ossessivo mettere l’accento sull’incontro con tale impossibilità. In altre parole, egli fa sì che l’oggetto del suo desiderio divenga il significante di questa impossibilità. Noi, però, siamo attirati da qualcosa di ancora più profondo.»

(J. Lacan,  Seminario VI, Il desiderio e la sua interpretazione, 1958-59, Roma 1989)

  

«L’oggetto Ofelia in quanto perduto riacquista infatti presenza e valore per il soggetto Amleto dal momento che diviene oggetto di un lutto presente, un lutto che può quindi costituire un’occasione per riparare il danno rappresentato dal mancato lutto per la perdita originaria, quella del padre reale.»

 (R. Galiani, Amleto e l’Amleto nella cultura psicoanalitica, Torino 1997).

 


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