"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 13, settembre 2007 


n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

59.  Dopo il sipario

 


 

«…allo spettro del mio signor padre. Lo chiamo a questo modo, sebbene io dubiti che quel vapore in uniforme mi sia genitore; e con non infondate ragioni. Voi sapete, egli è niente più che un fantasma; una povera cosa, una non cosa, un fiato che si rapprende alle narici dei cavalli da tiro, d’inverno. Eppure quanto è protervo, subdolo e insidioso. Due giorni fa, poco dopo la mia morte, sono andato a cercarlo per gli spalti del castello; ed ecco ho scorto la sua veneranda luminescenza appoggiata ad una merlatura: e si sporgeva, come a scrutar le tenebre. Lentamente, discretamente, da defunto recente, mi accostai. Non parve udirmi. Lungo, rivelatore attimo! Mio padre, non è fantasia, andava accendendosi e spegnendosi, come ho udito sanno fare certi pesci abissali, con ritmo che mi parve irregolare; sostai stupito, poi turbato. Giacché non v’erano dubbi: il vizioso vegliardo modulava della propria sventurata luce segnali per lo spazio! Aguzzai lo sguardo, ma nulla mi riuscì di scorgere oltre la merlatura, nella gran notte quotidiana. Pianamente mi ritrassi. Il babbo scese a cena all’ora consueta, ma sembrava in qualche modo più tenue, affranto, liso; aveva negli occhi, tuttavia, un indizio di malizia, di astuzia, forse una risata, e giunse a motteggiare – con mia madre, con la quale ha per solito rapporti assai aspri. Appunto codesti segnali di mio padre precipitarono la decisione di scrivervi, giacché io sospetto che la vecchia talpa, il vizioso macchinatore abbia per la mente qualche temeraria congiura di cui io ignoro tutto, ma che non può essere cosa dabbene, se ne traggono motivo di tristo sorriso quelle labbra esangui. Vi è in lui una inclinazione al gioco, allo scherno, né esita di fronte alle più guittesche esibizioni. Sono certo d’aver notato, durante i nostri colloqui formali, una piega di fastidio, una impazienza crucciosa quando mi tratta come figlio; come se quella fosse una burla, una baia da finir presto.»

(G. Manganelli, Un amore impossibile, in Agli dèi ulteriori, Torino 1972)


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