AMLETO - Assassinio!
(Atto I, sc. 5)
«lo spirito del vecchio Amleto e di Banquo ci rimangono estranei, sono
esseri incomprensibili.»
(L. Tieck, Il meraviglioso in Shakespeare, 1793)
…come in Rashomon (A. Kurosawa, 1950), non basta uno
spettro per accedere a un po’ di verità. Fallita ogni promessa di
trascendenza. Invece che squarciarne il velo, lo infittisce con la sua
versione inverificabile. Il «brav’uomo», l’«amico della cantina»
(Atto I, sc. 5) è chiaramente un morto per niente:
ugualmente spietato, rancoroso, vendicativo, asfissiante.
L’inchiesta di Amleto è doppia: inchiodare Claudio è lo stesso che
provare l’onestà dello Spettro («osserva mio zio; se la sua colpa
occulta non si stana a un certo discorso, è uno spettro dannato quello
che noi abbiam visto», Atto III, sc. 2). Ha però tutta la vana
onestà di un’inchiesta impossibile: lo spettro ha offerto la sua
versione, coerente come un oroscopo, sufficiente agganciata ai pochi
fatti conosciuti. Ma quello contro Claudio resta un processo
indiziario dalle prove volatilizzate. Lo Spettro aggiunge parole sue
su un fatto inafferrabile, più sfuggente che Amleto coi suoi spioni, e
se noi sappiamo che Claudio è colpevole è solo perché da spettatori
possiamo spiare un soliloquio che solo Dio, se ci fosse, potrebbe
ascoltare con noi.
Nomina
nuda (U. Eco, Il nome della rosa, 1980) e quindi
Res nudae tenemus: insostenibile leggerezza di una ben poco
filosofica epoché… Un limbo del giudizio, e quindi dell’azione.
Anticamera per persuadersi dell’ingiustificabile infondatezza di
tutto. Perché anche una propria azione, una volta fatta, è uno
spettro.
Non resterebbe che credere o non credere allo Spettro: un salto nella
follia! - «Credere a qualcuno che vi dice «credi-mi» (un credere
incondizionato, a occhi chiusi, senza controllo, senza garanzie
probabilistiche, senza indizi positivi, ecc.) è straordinario tanto
quanto assistere a un miracolo» (J. Derrida, «…e soprattutto:
niente giornalisti!», Roma 2006). Dunque, è proprio quanto non
si può chiedere. Se accade, è come una vocazione.
Amleto come l’opposto del Faust. Il dottore pensa al dominio dei
fantasmi (»Che ebbrezza mi dà quest’idea! / Costringerò le ombre a
darmi tutto ciò che desidero? / A sciogliere tutti i miei dubbi?»,
C. Marlowe, Dottor Faustus, Atto I, sc. 1).
Ad Amleto un’onesta obbedienza.