"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 


n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

20.  L'ananas

 


A. W. Schlegel trent’anni dopo la battaglia per imporre Shakespeare in versi in Germania, ricordava così la resistenza degli attori:

«Gli attori si muovevano in modo molto strano con il verso: all’incirca come qualcuno al quale viene offerto per la prima volta un ananas e che si mette in bocca il frutto sconosciuto con tutto il suo ispido ciuffo. In particolare i nostri giovani eroi e i primi amorosi sembravano convinti che la cosa più importante nell’arte dell’attore fosse pavoneggiarsi sulla scena con una figura imponente, che si doveva “pagare “di persona, che le parole del ruolo non fossero che un inevitabile fastidio al quale bisognava rassegnarsi con il minor spreco possibile di energia. Non sapevano trovare alcuna mediazione tra l’espressione libera, immediata, e una recitazione elevata e quindi cercavano di annullare completamente il metro che odiavano. Si trovava molto scomodo a dover imparare a memoria con più precisione di quanto fosse stato necessario fino allora con la semplice prosa. I ruoli venivano trascritti in prosa in modo da non disturbare il crudo naturalismo della recitazione. Iffland, un attore così perfetto nel genere caratteristico, non comprese mai gli elementi elementari della costruzione del verso. Inutilmente ci si sarebbe sforzati di fargli capire che lo spostamento di alcune parole, l’aggiunta arbitraria di un “O cielo!” o qualcosa del genere, distruggeva l’ordine dei versi.»

(A. W. Schlegel, Etwas über William Shakespeare bei Gelegenheit Wilhelm Meister, 1796; cit. In M. Fazio, Il mito di Shakespeare e il teatro romantico, Roma 1992)


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