«Milton e Shakespeare si
ritrovavano dappertutto. Montmorency, Biron, SUlly, l’uno dopo
l’altro ambasciatori di Francia presso elisabetta e Giacoomo I,
sentirono mai parlare di un attore ambulante, che recitava nelle
proprie farse e in quelle degli altri? Pronunciarono mai il nome,
dal suono così barbaro in francese, di Shakespeare? sospettarono che
ci fosse in lui una gloria davanti alla quale il loro onore, fasto e
rango si sarebbero trovati a scomparire nel nulla? Ebbene! il
commediante cui era affidata la parte dello spettro in Amleto,
era il grande fantasma, l’ombra del Medioevo che si levava sul
mondo, come l’astro della notte, nel momento in cui quell’epoca
ultimava la sua discesa fra i morti: secoli enormi aperti da Dante e
chiusi da Shakespeare.»
(F. R. de Chateaubriand,
Memorie d’oltretomba, Torino 1995, vol. I)