Il 24 ottobre del 1829 va in scena al Théâtre Français l’Othello
tradotto da Vigny: essendo presentato per la prima volta
integrale, i francesi poterono vedere almeno tre cose: che la prova
del tradimento di Desdemona era un fino ad allora troppo prosaico
fazzoletto (veniva sostituito da un biglietto), che Iago era
orribilmente cattivo e che la storia finiva malissimo.
Proprio l’attrice che interpretava Desdemona tentò fino alla fine di
evitare di dire “fazzoletto”, ma Vigny tenne duro: «ha pronunciato
la grande parola, con spavento e svenimento dei deboli che quel
giorno emisero lunghe e dolorose grida, ma con soddisfazione del
pubblico che in grande maggioranza ha l’abitudine di chiamare un
fazzoletto fazzoletto. La parola ha fatto la sua entrata,
ridicolo trionfo! Ci vorrà sempre un secolo per ogni parola vera
introdotta sulla scena?»
(A. De Vigny, Lettera a Lord *** sulla serata del 24
ottobre 1829 e su un sistema drammatico, prefazione a Le More
de Venise, Othello, tragédie traduite de Shakespeare en vers
français par le Cte Alfred de Vigny et répresentée à la Comédie
Française le 24 octobre 1829, Paris 1830).
Intanto
Hugo continua per la sua strada shakespeariana e
il 25 febbraio del 1830, pochi mesi dopo l’Othello
tradotto da Vigny, debutta sempre al Théâtre Français con
Hernani. E’ in versi «dall’andamento insieme carneilliano e
shakespeariano” (Th. Gautier, Hernani (XII) in Historie
du Romanticisme, Paris 1843): versi fatti di parole consuete
e perfino triviali, recitati naturalmente, come se fossero in prosa.
«Questo processo non sarebbe stato possibile se alla vittoria dell’Hernani
non fosse seguita la Rivoluzione del luglio e l’abolizione della
censura. Il 1830 chiudeva un’era culturale perché si chiudeva
un’era politica» (M. Fazio, Il mito di Shakespeare e il teatro
romantico, Roma 1992).