«…la psicoanalisi (che il
bardo inglese ne sia il fondatore?).»
(C. Bene, Opere,
Milano 2002)
«Il testo freudiano riferito da
Polonio è sussurrato, al limite dell’intelligibilità ed è
strumentale alla critica della disamina freudiana dell’Amleto
che, messa in bocca a Polonio, «deve far ridere, visivamente deve
già far ridere senza nemmeno capire le parole».»
(C. G. Saba, Carmelo Bene
Milano 2005)
«La materia di cui sono fatti i
critici letterari freudiani è essenzialmente la fantasia.»
(B. Vickers, Ripensare
Shakespeare, Milano 2001)
«Le interpretazioni
psicoanalitiche, con i loro complessi paterni e materni, sono
state l’ultima fase, e al tempo stesso l’agonia, dello stadio
puramente psicologico dell’interpretazione di Amleto.»
(C. Schmitt, Amleto o
Ecuba, Bologna 1983)
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«…e se ne dà una spiegazione
così profonda – in rapporto con le forze cosiddette profonde – che
ciò che conta non è più l’opera stessa, ma ciò che sta dietro di
essa, non ciò che è stato scritto dallo scrittore, ma ciò che è
stato trovato dallo psicanalista, il quale per giunta l’aveva
scoperto per altre vie e in precedenza.»
(M. Blanchot, L’infinito
intrattenimento, Milano 1977)
E cita Jung:
«L’interesse si discosta dall’opera d’arte per perdersi nel caos
inestricabile degli antecedenti psicologici, e il poeta diventa un
caso clinico, un esempio che porta un numero ben preciso della
psycopathia sexualis.»
Non l’Edipo irrisolto è il
punto, quando «ciò che rode Amleto sarebbe il rovello per
l’indegno trattamento che la madre ha fatto della memoria del
defunto sovrano, perché l’immortalità attraverso la fama postuma
era uno dei capisaldi del mondo elisabettiano.»
(M. Praz, Prefazione
a J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)
«I padri contano sempre meno di
quel che vorrebbero far credere i loro figli e gli psicanalisti.»
(R. Girard, Shakespeare.
Il teatro dell’invidia, Milano 2002)
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