"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13, settembre 2007                                         

 

          n. 13 °*°  William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto °*° n. 13

 


 

 

63. Alberto Savinio

 

 


 

«Per molti anni, e forse per questi suoi difetti appunto, il Mercante di Venezia è stato il cavallo di battaglia di alcuni attori di grido, ciò che il Trillo del diavolo era per i violinisti. Sia notato di passaggio che le opere di Shakespeare di cui a preferenze d’altre si servono attori e registi per i loro fini personali, sono le peggiori di tutte, come questo Mercante di Venezia, come il Sogno di una notte di mezza estate, come lo stesso Otello.

 

(…)

 

Shakespeare è uno scrittore barocco, un autore rococò, un artista arricciato e buccolato, un poeta con la permanente; e si ricredano immediatamente coloro che queste lodi scambiassero per biasimi, e sono abituati a vedere in Shakespeare soltanto il «verace dipintore di caratteri». Ma al contatto di questa grazia, di questa arricciatura, di questa onda arrotolata col ferro caldo, si rivela in pieno tutta la falsità dell’interprete che per imitare questa divina artificiosità, s0ingoffa in una vana e assurda agitazione.

Tale ci è apparso Memo Benassi nella parte di Shylock (…) quel capriccioso squilibrio della voce, quei falsetti, quei suoni a sega, quegli improvvisi «glissandi» di sillabe, quei balbettamenti, quei pargoleggiamenti; e quei movimenti insensati, quelle mosse dispettosette, quel palpitare delle mani come foglie morte di platano; quei gesti da sensitiva estetizzante ripresi a Eleonora Duse, alla quale magari si potevano passare, non fosse che perché era donna.»

 

[7 maggio 1938]

 

(A. Savinio, Palchetti romani, Milano 1982)


 

 torna a  

 

torna su