AMLETO - Visto
che nessuno sa nulla di ciò che lascia, che importa lasciare prima del
tempo? Lascia che sia.
(atto V, sc. 2)
La decisione
«Sollevarsi da uno stato di
abbattimento dev’esser facile persino con energia intenzionale. Mi
strappo dalla sedia, cammino intorno al tavolo, rilasso la testa e il
collo, faccio avvampare gli occhi, ne tendo i muscoli all’intorno.
Lotto contro i sentimenti, saluto A., ora che arriva, con trasporto,
tollero gentilmente la presenza di B. nella mia stanza, a casa di C.
assorbo in me a lunghe sorsate, nonostante il dolore e la fatica,
tutto quanto vien detto.
Ma anche quando le cose vanno così,
l’insieme – il leggero e il pensante – si arresterà a ogni errore,
impossibile a evitarsi, e io dovrò aggirarmi in cerchio in senso
opposto.
Per questo è pur sempre la scelta
migliore accettare tutto, comportarsi come una massa morta anche se ci
si sente spazzati via, non lasciarsi strappare un solo passo inutile,
guardare l’altro con occhi d’animale, ignorare il rimorso, in breve,
soffocare con le proprie mani tutto ciò che, come un fantasma, ancora
resta della vita, accrescere l’ultima quiete di tomba e non lasciare
che nulla sussista all’infuori di essa.
Movimento caratteristico di un
simile stato è il mignolo che passa sulle sopracciglia.»
(F. Kafka, Racconti,
Milano 2002)
Tutto il
n. 3 del c.s. è dedicato ai racconti di Franz Kafka