ROSENCRANTZ - To sum up: your father, whom you love, dies. You are
his heir. You come back to find that hardly was the corpse cold
before his young brother pops onto his throne and into his sheets,
thereby offending both legal and natural practice. Now... why
exactly are you behaving in this extraordinary manner?
GUILDENSTERN - I can't imagine.
(T. Stoppard, Rosencrantz & Guildenstern are dead)
1990:
è l’unica regia cinematografica di Stoppard, che avrà la gloria del
mondo soprattutto per la co-sceneggiatura di Shakespeare and
love (1998).
All’inizio, mentre
cavalcano l’uno a fianco all’altro tra boschi e montagne, sembrano
Stan Laurel e Oliver Hardy all’inizio di Fra’
Diavolo (1933). Trovano una moneta d’oro e Rosencrantz (o
Guildenstern?) prende a lanciarla in aria nel gioco del testa o
croce (verrà per 157 volte testa). Guildenstern (o Rosencrantz?)
trova che valga la pena interrogarsi sullo strano caso e in genere
sul gioco delle probabilità (viene sempre testa perché forse è stato
sospeso il tempo?). L’altro – lo Stallio dei due – non ha domande a
riguardo valendo una cosa l’altra.
GUILDENSTERN: Consider - One: Probability is a factor which operates
within natural forces. Two: Probability is not operating as a
factor. Three: We are now held within un-, sub-, or supernatural
forces.
ROSENCRANTZ: What?
Rosencrantz e
Guildenstern sono stati chiamati a corte a Elsinore per aiutare il
Re a sondare il malinconico Amleto. Sono onestamente perplessi sul
senso di questa missione come del resto di tutto. Ma, con tutti i
giochi che fanno con le parole e i pensieri, non hanno mai la
fantasia della disobbedienza.
Non sanno in realtà
neppure chi dei due sia l’uno e chi l’altro. Ogni tanto provano a
riconoscersi in uno solo dei due nomi, ma nessuna scelta è stabile.
Lo Stallio della
coppia (Gary Oldman) ha continuamente intuizioni geniali di
tipo tecnico-scientifico: scopre le stesse cose di Leonardo, Galilei
e Newton, ma con l’innocenza senza scopo di Stan Laurel: così
– è la gag ripetuta continuamente nel film – o l’altro non capisce o
l’esperimento non riesce proprio quando lo propone all’amico (Tim
Roth).
Amleto è un
giovanotto di banale bell’aspetto, è soprattutto noioso: dice le sue
celebri sparate come Rosencrantz (O Guildenstern?) inventa i suoi
congegni. Pare stare a Elsinore, come del resto tutti, non meno per
caso dei due ospiti. Non ha alcun carisma e Rosencrantz e
Guildenstern sono molto più interessanti e divertenti.
Il più saputo pare
il capocomico (Richard Dreyfuss: «I cattivi finiscono in un
modo infelice, i buoni in modo sfortunato: questo è quel che
significa la tragedia.»), tanto che alla fine tutta la storia di
Amleto e la stessa morte di Rosencrantz e Guildenstern è raccontata
come uno degli eventi incastonati nel teatro del teatro del suo
teatro ambulante.