«Gran parte
degli adattamenti cinematografici di Shakespeare fanno venire voglia
di dire: bellissimo, ma è proprio necessario che i personaggi
parlino?»
(W. H. Auden,
Lezioni su Shakespeare)
In
Ninì Tiabusciò, la donna che inventò la mossa, di
Marcello Fondato, 1970, c’è questa meraviglia: «Essere o
non essere? Soffrire dint’ ‘o core ‘e mazzate e sta schifezza ‘e
fortuna oppure andare contro a ‘sta mappata ‘e guaje e fare uno
sconquasso?».
Ne
Le folli notti del dottor Jerryl (1963), Jerry
Lewis, sotto l’effetto della nota pozione, induce sadicamente un
altro personaggio a recitare l’«Essere o non essere».
Sia
in Magic Christian (1970, di Joseph McGrath,
con Peter Sellers, Raquel Welch, Laurence Harvey, ecc… cast all
stars) che in Blue in the face (1995, di Wayne
Wang e Paul Auster) si recita il terribile monologo facendo lo
spogliarello: nel primo caso per soldi, nel secondo per sedurre il
tabaccaio Harvey Keitel. Sempre in Magic Christian,
Ringo Starr alla fine dice a Peters Sellers: «L’ho già
sentito, mi pare».
Amleto
si mette in viaggio di affari
(Aki Kaurismäki, 1987), è ambientato, come Amleto 2000
(regia di Michael Almereyda, 2000), nel mondo della
nostra – si fa per dire – finanza. Ma senza l’Essere o non
essere. «Come al solito, l’ho messo da parte perché non ha
niente a che fare con l’azione del film. L’Amleto moderno non ha
tempo per ponderare eterne questioni esistenziali. Del resto, è
assolutamente superfluo anche nel testo originale, e viene ricordato
proprio perché non ha nessun senso» (in Finlandesi
probabilmente… Il cinema di Aki e Mika Kaurismäki, a cura di
S. Boni e C. Gianetto, Torino Landau, 1998). Il resto sia
silenzio.
Tra
l’altro, è giusto il contrario di quanto vedi accadere in
Sfida infernale (John Ford, 1946), dove c’è – scena
bellissima - solo l’Essere o non essere recitato da un attore
ubriacone sul tavolo di un saloon e tra cow-boys riottosi grazie
alla pistola e ai suggerimenti di Doc Holiday (Victor Mature).
Inarrivabile
resta Vogliamo vivere di Lubitsch (To be
or not to be, 1942), dove
«il
celebre attore polacco»
Josef Tura vede sempre alzarsi un bell’ufficiale da una delle
prime file quando attacca l’Essere o non essere («Se conosco
Josef Tura? Oh sì, lo ricordo: trattava Shakespeare come noi
trattiamo la Polonia»). Fu l’ultimo film di Carole Lombard
che morì in un incidente d’aereo a trentasei anni.
C’è un remake, è del 1983,
di Alan Johnson con Mel Brooks e Anne Bancroft:
carino.