"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         


 

n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

49. Nuovo Cinema Parodia

 

 

 

 


«Gran parte degli adattamenti cinematografici di Shakespeare fanno venire voglia di dire: bellissimo, ma è proprio necessario che i personaggi parlino?»

(W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare)

 

 

In Ninì Tiabusciò, la donna che inventò la mossa, di Marcello Fondato, 1970, c’è questa meraviglia: «Essere o non essere? Soffrire dint’ ‘o core ‘e mazzate e sta schifezza ‘e fortuna oppure andare contro a ‘sta mappata ‘e guaje e fare uno sconquasso?».

 

Ne Le folli notti del dottor Jerryl (1963), Jerry Lewis, sotto l’effetto della nota pozione, induce sadicamente un altro personaggio a recitare l’«Essere o non essere».

 

Sia in Magic Christian (1970, di Joseph McGrath, con Peter Sellers, Raquel Welch, Laurence Harvey, ecc… cast all stars) che in Blue in the face (1995, di Wayne Wang e Paul Auster) si recita il terribile monologo facendo lo spogliarello: nel primo caso per soldi, nel secondo per sedurre il tabaccaio Harvey Keitel. Sempre in Magic Christian, Ringo Starr alla fine dice a Peters Sellers: «L’ho già sentito, mi pare».

 

Amleto si mette in viaggio di affari (Aki Kaurismäki, 1987), è ambientato, come Amleto 2000 (regia di Michael Almereyda, 2000), nel mondo della nostra – si fa per dire – finanza. Ma senza l’Essere o  non essere. «Come al solito, l’ho messo da parte perché non ha niente a che fare con l’azione del film. L’Amleto moderno non ha tempo per ponderare eterne questioni esistenziali. Del resto, è assolutamente superfluo anche nel testo originale, e viene ricordato proprio perché non ha nessun senso» (in Finlandesi probabilmente… Il cinema di Aki e Mika Kaurismäki, a cura di S. Boni e C. Gianetto, Torino Landau, 1998). Il resto sia silenzio.

 

Tra l’altro, è giusto il contrario di quanto vedi accadere in Sfida infernale (John Ford, 1946), dove c’è – scena bellissima - solo l’Essere o non essere recitato da un attore ubriacone sul tavolo di un saloon e tra cow-boys riottosi grazie alla pistola e ai suggerimenti di Doc Holiday (Victor Mature).

 

Inarrivabile resta Vogliamo vivere di Lubitsch (To be or not to be, 1942), dove «il celebre attore polacco» Josef Tura vede sempre alzarsi un bell’ufficiale da una delle prime file quando attacca l’Essere o non essere («Se conosco Josef Tura? Oh sì, lo ricordo: trattava Shakespeare come noi trattiamo la Polonia»). Fu l’ultimo film di Carole Lombard che morì in un incidente d’aereo a trentasei anni.

C’è un remake, è del 1983, di Alan Johnson con Mel Brooks e Anne Bancroft: carino.

 


 

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