"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         


 

n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

48. Arthur Schopenhauer

 

 

 

 


«Sognando, chiunque diventa uno Shakespeare.»

(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena)

 

 

«L’immutabilità del carattere e la necessità delle azioni, che ne deriva, si impone con estrema chiarezza a colui che, in un’occasione qualsiasi, non si è comportato come avrebbe dovuto, in quanto ha mancato di decisione, oppure di fermezza, oppure di coraggio o di altre qualità richieste da quel momento. Ecco che, subito dopo, egli riconosce e deplora sinceramente il suo comportamento sbagliato e pensa anche: «Se si presentasse di nuovo l’occasione vorrei fare diversamente!». L’occasione si ripresenta, si verifica lo stesso caso: ed egli ripete tutto esattamente allo stesso modo – con suo grande stupore. [Il mondo come… II, 226-sgg.].

La migliore illustrazione della verità di cui stiamo parlando si trova nei drammi di Shakespeare

(A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena)

 

 

 

«Per ciò che tocca poi la vita individuale, ogni storia di vita è una storia di dolore; che ogni corso vitale è, di regola, una prolungata serie di grandi e piccole sventure, che ciascuno cela del suo meglio, perché sa come altri raramente ne proverebbero simpatia o compassione, bensì quasi sempre soddisfazione, vedendo un’immagine delle pene da cui sono essi in quel momento immuni. E forse non si darà mai il caso che un uomo, al termine della sua vita, se capace di riflessione e in pari tempo sincero, desideri di ricominciarla; ma invece ben più volentieri sceglierà il completo non essere. Il contenuto essenziale del celeberrimo monologo nell’Amleto è, ridotto in breve, questo: il nostro stato è così miserabile, che un completo non essere dovrebbe senz’altro essergli preferito. Ora, se il suicidio ci portasse veramente al non essere, sì che l’alternativa “essere o non essere” ci stesse innanzi nel pieno significato della parola, sarebbe assolutamente da scegliere, come una desiderabilissima conclusione.

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)

 

«La rappresentazione del conflitto della volontà con se stessa, i cui fenomeni combattendo si dilaniano, fa sì che la tragedia conduca alla rassegnazione, alla rinuncia della volontà di vivere, così avviene con Amleto, con Margherita nel Faust e con il principe costante di Calderon: “Il vero senso della tragedia è l’ approfondimento della verità che ciò che l’ eroe sconta non sono i suoi peccati personali, bensì il peccato originale, cioè la colpa dello stesso esistere.»

(Ibid.)


 

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