But never doubt I love
Un
sorcio di chiàvica sul petto di Ofelia annegata,
afflitto dai suoi lividi e dall’odore precutàneo,
frignando squittisce, sospira, pesta, parla col naso
ed
emette elegiache fiutate
lungo
le sferiche abbreviature delle salive
in un
gorgoglio geloso della corrente del fiume,
quando
d’un tratto scorge sul ventre della naufraga una mosca carnaria.
Corre
subito là e comincia a strapparne
La
ràncida pelle facilmente cedevole,
rode e
lacera e succhia, morde, preda e digruma,
assapora sommerse folate,
dilania
e svelle esilissime vene sgomente,
bruca
per diritto e traverso,
e beve
a sorsi da botri nascosti
sotto
brandelli infermicci, crespe cispose
e
sfrontate nuvole di membrane e di cutìcole,
luccicanti come il suo schioccare,
preme
in avanti la carne verso tutti gli estremi della coscienza
e si
raddensa tutto e appesantisce nel suo sporgente spelare…
Ma come
si fa offeso e diffidente
E
invetria in agguato il proprio occhio sinistro,
quando
in questo straziante dileggio della vita
gli
appare intero il corpicino infantile…
(trad.
di A. M. Ripellino e E. Ripellino Holochovà)