«Poco prima di venire ucciso, il
principe di Danimarca ha visitato l’Inghilterra. Supponiamo che ci sia
rimasto, e abbia evitato fantasmi e tombe (che comunque non gli
piacevano) e sia vissuto fino a diventare vecchio e grasso… Avrà
cambiato nome?…
I grandi uomini di
Shakespeare, nei loro più grandi momenti, sono travolti da una
profonda, appassionata repulsione per la malvagità del mondo. Tutti
eccetto Amleto. Esiliato dalla tragedia, conduce una vita peccaminosa
in quel di Londra, e ride in faccia al mondo una risata che è la più
grande della nostra lingua. Solo una volta lo cogliamo senza uno
scherzo sulle labbra: "Sono vecchio", dice John Falstaff di Elsinore.
"…Sono vecchio".
La vita allegra sta
per trasformarsi nella sua morte. Si è rovinato, ma si è divertito.
Amleto o Falstaff – chiamatelo a piacer vostro – per i suoi peccati ha
un solo rimorso, non averne commessi di più.
Shakespeare, un tipo
socievole che amava scherzare coi ragazzi all’Osteria della Sirena,
certo desiderava che Amleto passasse a bere un bicchiere con lui, dopo
lo spettacolo. Secondo me Falstaff è Amleto – un Amleto vecchio e
incanaglito – che si beve quel bicchiere in compagnia…»
(Orson Welles, Orson Welles Almanac, "New York Post", 6
febbraio 1945)