"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         


 

n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

35. Karl Marx

 

 

 

 


«Gli esserti umani si pongono solo i problemi che possono risolvere» (K. Marx).

Au contraire!, direbbe subito Snoopy. Altrimenti perché tutti questi fantasmi e queste nevrosi? E poi, di cosa si passerebbe il tempo a cianciare? Solo di «Economia economia»?, Insegna proprio Amleto che vorrebbe dire risparmiare sul bilancio facendo coincidere il funerale del babbo col matrimonio della mamma col suo stesso sicario. Sarà pratico ma non è chic.

 

 

«Ah, l’amore di Marx per Shakespeare! E’ ben noto. Chris Hani condivideva questa stessa passione. L’ho appena saputo e l’idea mi piace. Benché Marx citi più spesso il Timone d’Atene, sin dall’apertura il Manifesto sembra evocare o convocare, su quella terrazza di Elsinore che in questo caso è la vecchia Europa, la prima venuta del fantasma silenzioso, l’apparizione dello spirito che non risponde.»

 (...)

«Nel Manifesto del partito comunista, ricordiamo, un primo nome ritorna tre volte nella stessa prima pagina, ed è “spettro” (Gespenst): “Uno spettro si aggira per l’Europa – dice Marx nel 1847 – lo spettro del comunismo”…»

(J. Derrida, Spettri di Marx, Milano 1994)

 

«D’altra parte, e soprattutto nella seconda parte del libro – il riferimento a Shakespeare, ad Amleto attraversa tutto il libro – ho cercato di riconoscere in Marx stesso un arretramento o una paura davanti allo spettrale stesso. In particolare nella sua polemica con Stirner. Una paura, a partire dalla quale egli introduce un desiderio che chiamo ontologico, egli fa appello all’effettività reale e allo scongiuro dello spettro.»

(J. Derrida, Sulla parola, Roma 2005)


 

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