«Gli esserti umani si pongono solo
i problemi che possono risolvere» (K. Marx).
Au contraire!,
direbbe subito Snoopy. Altrimenti perché tutti questi fantasmi
e queste nevrosi? E poi, di cosa si passerebbe il tempo a cianciare?
Solo di «Economia economia»?, Insegna proprio Amleto che vorrebbe dire
risparmiare sul bilancio facendo coincidere il funerale del babbo col
matrimonio della mamma col suo stesso sicario. Sarà pratico ma non è
chic.
«Ah, l’amore di Marx per
Shakespeare! E’ ben noto. Chris Hani condivideva questa stessa
passione. L’ho appena saputo e l’idea mi piace. Benché Marx citi più
spesso il Timone d’Atene, sin dall’apertura il
Manifesto sembra evocare o convocare, su quella terrazza di
Elsinore che in questo caso è la vecchia Europa, la prima venuta del
fantasma silenzioso, l’apparizione dello spirito che non risponde.»
(...)
«Nel Manifesto del partito
comunista, ricordiamo, un primo nome ritorna tre volte nella
stessa prima pagina, ed è “spettro” (Gespenst): “Uno spettro si
aggira per l’Europa – dice Marx nel 1847 – lo spettro del
comunismo”…»
(J. Derrida, Spettri di Marx,
Milano 1994)
«D’altra parte, e soprattutto nella
seconda parte del libro – il riferimento a Shakespeare, ad Amleto
attraversa tutto il libro – ho cercato di riconoscere in Marx stesso
un arretramento o una paura davanti allo spettrale stesso. In
particolare nella sua polemica con Stirner. Una paura, a
partire dalla quale egli introduce un desiderio che chiamo ontologico,
egli fa appello all’effettività reale e allo scongiuro dello spettro.»
(J. Derrida, Sulla parola,
Roma 2005)