"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                        


n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 


 

 

19. Ben Jonson 

 

 

 

 


«Ricordo che gli attori menzionavano spesso a onore di Shakespeare il fatto che nei suoi scritti (quale che fosse l’argomento) egli non cancellava mai un verso. A questo io rispondevo, magari ne avesse cancellati mille, e loro la giudicavano una risposta malevola. Ora, io non avrei mai raccontato questo aneddoto ai posteri, se non fosse per l’ignoranza di quegli attori, che in quella circostanza li spinse ad elogiare il loro amico citando proprio il suo difetto principale, e anche per giustificare la mia innocenza, perché io volevo bene a quell’uomo, e ancora oggi onoro la sua memoria (cercando di tenermi al di qua dell’idolatria) come chiunque altro. Era davvero onesto, e di carattere libero e franco; possedeva una straordinaria fantasia, idee ardite, ed era capace di tirar fuori espressioni aggraziate con una tale facilità che, talvolta, bisognava fermarlo: Sufflaminidus erat, come disse Augusto di Aterio. Era completamente padrone della sua intelligenza – ma non la governava con la dovuta fermezza. Gli capitò spesso di fare degli scivoloni che non potevano non suscitare il riso. Un esempio: un suo personaggio si rivolge a Cesare e gli dice: «Cesare, tu mi fai un torto» e Cesare risponde: «Cesare non ha mai fatto torto a nessuno, se non a ragione»*. Ecco, cose di questo genere sono davvero ridicole. Ma le sue qualità compensavano largamente i suoi difetti: in lui c’era molto più da elogiare che non da perdonare.»

(Ben Jonson, Timber: or Discoveries; Made upon Men and Matter, 1641, in Workes, 1640)

* La battuta di Cesare è un po’ diversa: «Cesare – tienilo a mente – non fa torti a nessuno; né rende ragione senza motivo».


 

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