JAQUES -
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non
sono che attori. Essi hanno le loro uscite e le loro entrate.
Una stessa persona, nella sua vita, rappresenta parecchie parti,
poiché sette età costituiscono gli atti.
(A
piacer vostro, Atto II, sc. 7)
«E, attori
carissimi, non mangiate né aglio né cipolla.”
(Sogno
d’una notte di mezza estate, Atto IV, sc. 2)
«Se qualcuno tentasse di
togliere la maschera agli attori mentre recitano sulla scena e
di mostrare così agli spettatori le loro facce vere e naturali,
non sconvolgerebbe tutto quanto lo spettacolo e non meriterebbe
che lo scacciassero a sassate dal teatro come un forsennato?
Tutto infatti prenderebbe improvvisamente un nuovo aspetto: chi
era re si rivelerebbe a un tratto schiavo, e chi era dio un
omuncolo. Ma il togliere quell’errore equivale a turbare tutto
lo spettacolo. Proprio quella finzione e quell’inganno sono ciò
che incatena gli sguardi degli spettatori. Orbene, che altro è
tutta la vita umana se non una commedia, nella quale i
personaggi si presentano celati chi sotto una maschera, chi
sotto un’altra, e ciascuno rappresenta la propria parte, fino a
che il direttore lo fa uscire di scena? Spesso però questo
direttore fa comparire lo stesso attore sotto diversi
travestimenti, così che quegli che poc’anzi rappresentava un re
in manto di porpora, e ora è un piccolo schiavo cencioso. Tutto
è finzione, ma questa commedia non si può rappresentare in altro
modo.»
(Erasmo da
Rotterdam,
Elogio
della follia, cap. XXIX)