"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                        


 

 n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

15. Heiner Müller

 

 

 


                                                                                                                              

1977: Hamletmaschine di Heiner Müller

 

«Io ero Amleto. Me ne stavo sulla costa e parlavo all’incendio BLABLA, con alle spalle le rovine d’Europa. Le campane suonavano i funerali di Stato». Sono le prime frasi di Hamletmaschine di Heiner Müller: un testo denso, costruito per accumulo e compressione di frammenti rubati a Shakespeare ma anche all’autobiografia dell’autore. Il drammaturgo tedesco offre il suo protagonista alle apocalissi del secolo XX: poesia, ideologia e rivolta, domande sulla catastrofe che sembra inghiottire l’umanità. E’ un grumo lirico, un accumulo di frammenti (presi da Shakespeare, ma anche da altri autori, dalla storia recente e dall’autobiografia dello stesso Müller). Compresso fino all’ermetismo, a tratti indecifrabile nella sua densità di richiami poetici e filosofici, è l’urlo di uno che si rivolta alla macelleria della Storia. E’ anche una sfida ai registi, suggerendo e negando al tempo stesso interpretazioni e associazioni. Viscerale, rigidamente formalizzato, oltraggioso, disperato.

«Io non sono Amleto. Non recito più alcuna parte. Le mie parole non dicono più niente. I miei pensieri succhiano il sangue alle immagini. Il mio dramma non ha più luogo.»


 

 torna a  

torna su