«Il Don
Chisciotte, più che un antidoto contro quelle finzioni,
è un segreto congedo nostalgico. Nella realtà, ogni romanzo è un
piano ideale; Cervantes si compiace di confondere l'oggettivo e
il soggettivo, il mondo del lettore e quello del libro.
(...)
Codesto giuoco di strane ambiguità culmina nella seconda parte;
i protagonisti hanno letto la prima, i protagonisti del
Don Chisciotte sono, allo stesso tempo, lettori del
Don Chisciotte. Qui è inevitabile il ricordo di
Shakespeare, il quale include nello scenario di Amleto
un altro scenario, dove si rappresenta una tragedia, che è
pressappoco la stessa di Amleto; la corrispondenza
imperfetta dell'opera principale e della secondaria diminuisce
l'efficacia dell'inclusione.
(...)
Perché ci inquieta che Don Chisciotte sia lettore del Don
Chisciotte e Amleto spettatore dell’Amleto?
Credo di aver trovato la causa: tali inversioni suggeriscono che
se i caratteri di una finzione possono essere lettori e
spettatori, noi, loro lettori o spettatori, possiamo essere
fittizi. Nel 1833, Carlyle osservò che la storia
universale è un infinito libro sacro che tutti gli uomini
scrivono e leggono e cercano di capire, e nel quale sono scritti
anch'essi.»
(Jorge
Luis Borges, Altre inquisizioni)