Essere o non essere? Qui sta il busillis.
Cos’è men disdicevole:
restare abulicosi e ignavici
Di fronte alle soprusazioni
dei potenti, oppur contr’essi
Sellar la Durlindana e
brandire il Ronzinante?
Ma forse sonci o saronci
altre vie…
Morire? No. Troppo facile e
ambidestro,
poiché sotto la paca la
capra crepa,
epperò sopra la panca la
capra campa!
E allora?... Dormire,
forse…
Io farlo potrei, disteso
sotto l’ombra di Banco.
Dormire. Sognare. E cosa?
Sognare di dormire e di
sognare di dormire.
Eh, sì. E’ l’unico
sgarbugliamento. Come supportar sennò
Tutti i mali dell’orbo
terracquo?
La divaricazione dei deboli
da parte dei reggenti,
il prolasso dei costumi, la
liscivia delle mogli,
il liberticidio dei mariti,
il cesto dei consanguinosi,
e leggi equinozie, e strupi
e leoncini…
Ma tutto questo, sia pur
tremendo, ecci!
Ma che saracci poi? Ecco il
nodo di Damocle
Della dilemmatica amletica
del vitalizio esistenzioso.
Ehilà, c’è un topo! Oh, non
è un topo, è Ofelia.
Vattene Ofelia, lasciami in
pace, vattene!
Chiudi la beltà del tuo
viso in duri veli inamidati,
chiudi le burnee forme in
grigio saio,
e chiudi il tutto in un
convento.
Come Duncano bevi nel
teschio di tuo padre.