«Ci si può rivolgere al fantasma, per interrogarlo? A chi? A
lui? A questo, come ancora e prudentemente dice Marcello?
“Thou art a scholar; speak to it Horatio (…)
Question it.”
La questione merita forse di essere capovolta: possiamo
rivolgerci in generale se già un qualche fantasma non
ritornasse? Se come minimo ama la giustizia, lo “scienziato”
dell’avvenire, l’“intellettuale” di domani dovrà impararlo, e
da lui. Dovrebbe apprendre à vivre imparando e
insegnando, non a fare conversazione con il fantasma, ma a
intrattenersi con lui, con lei, a lasciargli o a rendergli la
parola, sia pure dentro di sé, nell’altro, all’altro di sé: gli
spettri ci sono sempre, anche se non esistono, anche se
non sono più, anche se non sono ancora. Invitano a ripensare il
“ci” sin dal momento in cui si apre la bocca, anche in un
convegno, e soprattutto quando si parla una lingua straniera:
“Thou art a scholar; speak to it Horatio”…»
(J. Derrida, Spettri di Marx, Milano 1994)