«Influsso delle donne. Sulla scena
dell’antico teatro inglese le parti da donna erano rappresentate da
giovinetti, e, proprio per questa istituzione originariamente
moralistica, la rappresentazione degenerava nell’indecenza più
smisurata.»
(F. Nietzsche,
Frammenti postumi. Vol. I: Autunno 1869-Aprile 1871,
Milano 2004)
«La convenzione forse più
irriducibile e violenta che dovettero fronteggiare gli spettatori
elisabettiani era quella che non contemplava le donne nella compagine
delle compagnie drammatiche: le parti di donna, infatti, erano
invariabilmente sostenute da adolescenti di sesso maschile. Le parti
di Giulietta e di Lady Macbeth furono recitate, per la prima volta, da
giovinetti imberbi. La Rosalinda di As you like it e la Viola
di The twelfth night erano dei ragazzi mascherati da donne
travestite da uomini. Sull’ambiguità sessuale dei personaggi, stingeva
ampliandone la portata e l’equivoco, l’ambiguità sessuale degli
attori.»
(G. Baldini, Manualetto
Shakespeariano, Torino 197????)
«Vero. (Oh fortuna): “stingeva” la
finzione-simulazione tout court, a tutto vantaggio d’una lingua
linguaggio che esalta le situazioni, sdrammatizzandone il
patema da quattro soldi e l’attendibilità dell’intreccio fine a
se stesso, ma certamente esautorava l’angustiato concetto di rapporto
maschio-femmina. Ora, questa incredibilità relativa (?),
l’inattendibilità d’un ragazzo (Viola) nel ruolo di una donna che si
traveste da uomo per farsi amare, è, sì, una complicazione
dell’intreccio: è una seconda trama sulla prima, che oscura
quasi la comprensione di se stessa.»
(C. Bene, Opere, Milano 2002)
«…il problema era costituito
piuttosto dalla parte di Ofelia, che doveva essere affidato ad un
ragazzo avventizio della compagnia, di quelli che cambiavano di anno
in anno, come ambigua, che si presta a tutta una gamma di
interpretazioni contrastanti: ha trasformato così un’esigenza tecnica
in sottigliezza psicologica, creando una figura di raccordo
contraddittoria, che impersona la fondamentale ambiguità e polivalenza
dell’intero testo di Hamlet, nel suo insieme ed in ogni
sua battuta.»
(G. Melchiori,
Shakespeare, Roma-Bari, 2005)
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