«Ciò che mi fa
io è questa decisione di essere in quanto separato dall’essere, di
essere senza essere, di essere ciò che non deve niente
all’essere, che ha il suo potere dal rifiuto di essere,
l’assolutamente «snaturato», l’assolutamente separato, vale a dire
l’assolutamente assoluto.»
(M. Blanchot,
Lo spazio letterario, Torino 1975)
«Il problema è
compiere una scelta definitiva, ed accettare il presente.»
(W. H. Auden,
Lezioni su Shakespeare)
«In Shakespeare, come in tutti i
grandi scrittori mimetici, l’indecidibilità è la regola…» (R.
Girard, Shakespeare. Il teatro dell’invidia, Milano 2002).
Vedi Lady Macbeth al marito (l’unico matrimonio felice in
Shakespeare è quello di due assassini!):
«Hai paura ad essere nell’azione
e nel coraggio
quello che sei nel desiderio?»
(Macbeth, Atto I, sc. 7)
Identica question in Amleto:
«il colore nativo della scelta / sotto l’ombra pallida del pensiero /
si fa viola, e grandi imprese per questo / sguardo si svìano dal loro
corso / e perdono il nome di azione» (Atto III, sc. 2).
Saprebbe risponderle Cioran:
«Più si è, meno si vuole. Ci precipitano verso l’atto il
nostro non essere, la nostra fragilità e la nostra inadattabilità.»
(E. M. Cioran, La caduta nel tempo). - Mentre però per
Lady Macbeth “essere” è vivificarsi nell’azione del desiderio, per
Amleto “essere”, dato l’inguaribile Mondo, richiederebbe rattrappirsi
a una psicologia ben poco ardua: impossibile anche volendo.
Impossibile, quindi, essere un qualche perentorio è!
«Questo dipende da ciò che ‘è’ è»
(J. Derrida, Sulla parola, Roma 2005)
Allora diciamo così: si potrà
tutt’al più essere flebilmente e di passaggio («Nel mondo io occupo
soltanto un posto che sarà occupato meglio quando io l’abbia lasciato
vuoto», A piacer vostro, Atto I, sc. 2) , e in ogni caso
mai sempre nello stesso modo, mai sempre lo stesso, come sa perfino
la, in apparenza, poco speculativa Ofelia: «Signore, noi sappiamo che
cosa siamo, ma non sappiamo che cosa possiamo essere…» (Amleto
Atto IV, sc. 5).