"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003 |
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torna alla matta |
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“Quelle racaille” - sibilava l’Aga Khan ogni qual volta la Princesse Bibesco tornava a tormentarlo con simili racconti di picche e ça ira- “ce sont les Témps qui s’encanaillent”… Anche le tele fresche di vernissage offrivano ormai solo visi minacciosi, illividiti dalla ferocia dello Zeitgeist; più nessuno spazio per le gote rougies (la malizia!) delle tricoteuses di Leopold Boilly! I mémoirs dei viaggiatori del tempo riproducevano tremolanti soltanto l’incedere di “gran passi nella via, il fucile ad armacollo…” sembravano davvero tutti in preda alla follia. Racconta la divina Daria Galateria che “il marchese di Frénelly ripensava con malinconica indignazione alle ore di tortura a cui lo avevano sottoposto i parenti finanzieri per conferirgli un’andatura da signorino. Bambino, sotto gli occhi del maestro di danza, aveva dovuto percorrere i saloni di casa sulle punte, le dita rovesciate in sotto. Ora che sapeva portare i tacchi con disinvoltura […] ecco che tutto cambiava.” Che disastro! Neanche più una ragazza dai talons rouges, quelli che tanto innamoravano i Messieurs di Louis XIV! Niente! Solo un contrito rasentare i muri, visi butterati e coperti di fuliggine, animi accigliati che “trapanavano i passanti più schivi con gli occhi duri della nuova tirannia plebea, feconda di speranze”, così almeno secondo il vecchio leone borbonico Chateaubriand. Un gran vento era passato: le mises multicolori, fantasiose, fitte fitte di strass e jabot lasciavano spazio all’uniformità del nero; anche gli occhialini verdi dell’Incorruttibile (per nascondere la sua assenza?) s’erano definitivamente specchiati nel sangue. |
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Certo a partire dal 1795, qualcosa nuovamente sembrava cambiare. Ah se i giacobini avessero avuto sotto mano il sistema della moda di Roland Barthes! Sarebbe stato così semplice adeguarsi! e senza rischio alcuno! Avvolgersi nelle cravatte svolazzanti come lenzuola dei Muscadins, nascondersi nei panni più incroyables!… altro che rincorrere stilemi passati, affilare gli stiletti da taschino… Un amico di Diderot, Meister, nell’autunno del 1801 aveva fatto un sogno blue, ma sembrava tanto una Storia Vera! Ritornato in città dopo anni, si aggirava “ancora come si faceva nel pieno Terrore, a testa bassa, le spalle raccolte in una posizione di difesa e di circospezione, sciabolando la via di occhiate laterali, a destra e a sinistra per controllare”. Ma a che pro un’aria così dimessa? Ora dominavano la scena le Merveilleuse e gli Incroyables che più inoubliables non si poteva! |
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Termidoro aveva persino imposto a tutte le schiene di Francia di inarcarsi, trenta gradi all’indietro, come solo Montesquiou Fezensac riuscirà un secolo dopo! Ora sì che si tornava a girellare col monocolo nella canna da passeggio, l’aria assorta, e in mano un duro legno nodoso, pronto a sorreggere simile incedere periclitante, e all’occorrenza strumento di “pacification nationale”! Ah che flaneurs erano questi Moscardini della storia! Come piroettavano ottusi e malinconici! E così spiritosi, così cadaverici nel salutare i passanti mimando il gesto della testa che cade “di colpo, come colpita dalla ghigliottina”. |
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Ma la forza per colpire di bastone la trovavano, ahi come la trovavano! e soprattutto se capitava sotto i portici del Palais Royal, al café Chartres, un gruppetto di sanculotti schiaffeggiati dal vento politico contrario. Comunque Oro nella conversazione! Le porte dei boudoirs di nuovo aperte, e mille (no forse solo cento) marchese dai nomi più indimenticabili ad attenderli! e le bische tanto amate da Mirabeau riattivate… bastava una mano di pittura, e Leggerezza, Volubilità, Brio tornavano a danzare sopra tappeti di Aubusson sopraffini! “La frivolezza e l’ironia erano come un Lete da attraversare, per rimmergersi in un’epoca di intollerabile grandezza.” Sarà, ma intanto s’approssimava il 18 brumaio…
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