“Si
andava all’opera italiana il lunedì, il mercoledì e il venerdì (gli
altri giorni il teatro era riservato alla prosa); gli spettacoli
cominciavano alle sette di sera (d’inverno alle sei e mezza) dopo la
cena e prima di un ulteriore spuntino nei salotti privati. Ai cantanti
di cui abbiamo parlato se ne aggiungevano altri di passaggio o assunti
con un breve contratto; si facevano confronti, si discuteva di testi e
di musiche e si facevano copiare gli spartiti delle arie più in voga
per ripeterle nei propri salotti. Entrare in quel mondo significava
popolarità, successo, vita lussuosa e accesso ai palazzi dei
potenti.”
(A.
Lanapoppi, Lorenzo Da Ponte,
Marsilio 1992)