2.
Da Ceneda a Venezia
Seminario
a Cèneda, lì, di fronte alla Loggia. E a Portogruaro: trafila degli
ordini minori, esorcista, vicerettore, sacerdote.
Una
soda cultura in testa, e un tabarro sulle spalle, propizio per incontri
furtivi in stazione eretta, baldoria a Venezia. Evvivano i ventiquattro
anni! Ora a Treviso, professore di retorica nel Seminario, insegnamenti
che puzzano al Magistrato dei Riformatori: reprimenda, espulsione.
Ritorno a Venezia, dove fai lega con Casanova, oddìo! Immemore della
vocazione paterna, mangi prosciutto il venerdì, diserti la messa e,
quando capiti in chiesa, anzi che incenso fiuti rose, tocchi giuncata
anzi che messali. Alloggi presso un lavorante di piume, gli soffi la
moglie: soffia che soffia, si gonfia il piumino e ti scuce una
fantolina, sollecitamente allogata nella vetrina degli Esposti. Rapisci
la dama, la meni in casa di un parente: si aprono le danze (a pagamento,
s’ha pur da campare: gli uomini in contanti, le donne in natura): tu
che in frac talare, dirigi l’orchestrina sonando il violino. Altri due
fantolini, e ti piove sul capo un’ingrata denuncia. Il Magistrato
della Bestemmia avvia un processo. La sentenza: quindici anni di bando
dalla Dominante. Ma t’eri già bandito per conto tuo a Gorizia.
Rivalità arcadiche, minacce concrete. Cambi aria.