Inizio
di uno dei miracoli della letteratura mondiale: Stendhal
comincia a scrivere La Certosa di
Parma.
Si
barrica in casa e scrive e poi detta 20 pagine al giorno: in 52
giorni il romanzo è fatto e finito. E’ questo il momento –
tanto atteso - del genio immediato: quando ne perde sessanta
pagine, invece di cercarle tra il caos di fogli libri e
fascicoli, trova più economico riscrivere da capo… Rossini
fece lo stesso quando un foglio del “Barbiere di
Siviglia”, che stava componendo con placida velocità a
letto, gli cadde per terra: trovò anche lui più semplice
scrivere da capo (naturalmente qualcosa che poi risultò
diverso).
Il
24 gennaio 1839 Stendhal firma il contratto con Ambrosie Dupont,
già editore delle "Memorie di un turista”. - Clausole:
una tiratura di milleduecento copie per 2.500 franchi da pagare
in cinque rate.
Non
è molto: Balzac nello stesso anno pubblica “La pelle di
zigrino” subito in 3.500 copie, lo stesso può permettersi
Hugo con “Notre-Dame de Paris” – ma questi sono gli
autori affermati, i mostri sacri…
Il
26 marzo il libro è pronto.
Se
la “Certosa” divenne presto un caso, fu per
l’entusiasmo plateale di Balzac, al quale Stendhal aveva
mandato una copia, con dedica “al re dei romanzieri”.
L’articolo di Balzac appare il 25 settembre 1840 sulla “Revue
parisienne”, e riconosce a Stendhal il “genio”,
“l’immenso talento”, l’autore di “un’opera
straordinaria” che ha “la magia di un racconto orientale”:
“un’opera in cui il genio prorompe ad ogni pagina”.
Eppure,
alla fine, la solita domanda su cosa sia poi davvero la felicità.
16
febbraio 1841: “preferisci aver avuto tre donne o aver fatto
questo romanzo?”
“La
Certosa” è
scritta alla luce dell’amore per Giulia, amore che sopravvisse
a tutto – distanze, tempo, altri amanti, matrimoni… -
Giulia, che era già nella Mathilde de “Il Rosso e il
nero”, torna nella Clélia amata da Fabrice.