"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal - Figure "I Luoghi"


 

Roma: la plebe

 

Col tempo, la città finisce per sedurlo. Nelle “Passeggiate romane”, geniale guida turistica scritta tra il 1827 e il 1829, l'atteggiamento di Stendhal è mutato: si immerge nell'atmosfera dei suoi vicoli, nelle sale dei musei, dei palazzi, nell'ombra delle Chiese. E non è solo la bellezza artistica ad attirarlo: scopre il carattere appassionato dei romani, del popolo che ha “la forza di Giovenale unita alla follia dell'Aretino”. Non l'aristocrazia romana, che gli  appare debole, immersa in una sterile voluttà, non l'ipocrisia degli intellettuali, ma le persone che vivono per strada, folli di vita e teneri in amore, giocosi, impulsivi, ai quali  basta un niente – così nella sua mitizzazione - a scatenare risse e uccidere. Una natura sanguigna e vitale, dovuta alla mancanza di "educazione", all'isolamento secolare trascorso sotto il ricatto papale. Passione e impeto,  che al lampo del coltello affiancano la felicità bambina nell'ascoltare le musiche del Barbiere di Siviglia”, rappresentato al Teatro Argentina. Allora vi fu una festa che durò tutta la notte, con banchetti, balli, canti: Rossini fu portato in trionfo sulle spalle attraverso le vie. La Roma pagana, dionisiaca, feroce era tutta lì.

 

 

 

 

                       torna su

 

 torna a