Stendhal,
per comprendere come avvenga l’alchimia dell’innamoramento,
osserva, scompone
e classifica i diversi tempi che ne segnano lo sviluppo.
Alla
fantasticheria sulla possibilità di essere corrisposto, che lui
definisce “speranza”, segue l’innamoramento e quindi la
“cristallizzazione”: così si individuano
dei diversi particolari che fanno di quella donna,
l’unica possibile. Come
il processo chimico fa
depositare dei cristalli che si incastonano sui rami,
trasformandoli in gioielli
scintillanti, così l’idealizzazione dell’amante riveste
l’amato di tenerezza, ammirazione, stupore.
Non
è la bellezza oggettiva a
sedurre l’innamorato, ma ciò che gli appare bello e che rintraccia
nell’altro. Si tratta di una percezione assolutamente personale, che
ne valorizza anche gli inestetismi: “A sedurre l’uomo non è mai
la bellezza naturale, ma la bellezza rituale. Perché questa è
esoterica e iniziatica, mentre l’altra è solo espressiva”, scrive
Baudrillard (“Della seduzione”, 1979) .
Per
Freud (“Introduzione al narcisismo”, 1914),
“…l’oggetto viene trattato alla stregua del proprio Io, che
pertanto una quantità notevole di libido narcisistica deborda
sull’oggetto”. Si
tratta quindi di una proiezione,
che porta a scegliere e
amare chi possiede
caratteristiche specifiche, le “perfezioni cui abbiamo mirato per il
nostro Io”.
di M.M.M.